Una dura lezione a Putin in Siria, ma canta vittoria

I media russi continuano ad inviare immagini di caccia e bombardieri russi che martellano gli obiettivi siriani, citazioni di alti ufficiali militari che lodano i progressi compiuti; tuttavia, un’analisi di un think tank con sede a Washington, sostiene che le armi e il coordinamento russo non sembrano aver portato una grande differenza nella sfida ai gruppi ribelli. In realtà, sembra che il Cremlino stia imparando la stessa lezione degli Stati Uniti nel loro coinvolgimento in Medio Oriente: la sola forza aerea non sarà l’ago della bilancia di una guerra di terra.
L’analisi, pubblicata dall’Istituto per lo Studio della Guerra, rivendica che l’offensiva dei siriani della scorsa settimana, sotto la copertura aerea e con il supporto dell’artiglieria russa, sia riuscita solo ad appropriarsi di una manciata di villaggi. Le forze di terra, composte da unità dell’esercito siriano e da combattenti iraniani e libanesi, hanno pagato un considerevole costo per riuscire ad entrare nei villaggi, secondo molteplici rapporti dei media.
Il think thank, ISW, tende a sostenere la linea dura degli Stati Uniti nel coinvolgimento militare all’estero e critica l’avventurismo russo; tuttavia, la relazione offre un’ampia valutazione di analisi di una serie di fonti internazionali.
– Il regime siriano, nonostante il sostegno degli intensificati attacchi aerei russi e le centinaia di rinforzi alle truppe iraniane, non ha guadagnato molto terreno nella prima settimana della sua offensiva di terra su larga scala contro le forze ribelli – ha scritto l’analista Chris Kozak – Le operazioni contro l’opposizione siriana probabilmente si stanno rivelando più difficili e più lente di quanto previsto dalla Russia o dall’Iran, stanno prolungando il conflitto e aggravando l’estremismo.
Lo sforzo russo finora ha incluso, non solo attacchi aerei con il supporto dell’artiglieria, ma anche missili da crociera lanciati dalle navi basate nel Mar Caspio, e per coordinare gli sforzi, da un centro di comando e di controllo istituiti a Baghdad.
Il centro di Baghdad ha lo scopo di riunire i paesi che lottano contro il gruppo terroristico ISIS, che si trova sul territorio siriano. Tuttavia, a questo punto, la maggior parte degli analisti che controllano il conflitto in Siria hanno concluso che l’obiettivo principale russo sia di sostenere il regime del dittatore Bashar al-Assad, aiutando le sue forze da battaglia contro i gruppi ribelli non affiliati all’ISIS.
La Russia potrebbe aver dedicato importanti risorse allo sforzo, osserva Kozak: “ciò nonostante, il regime siriano e i suoi alleati non sono finora riusciti a raggiungere guadagni significativi. Stanno combattendo contro le forze ribelli lungo tre fronti principali nella provincia settentrionale di Hama, al-Ghab Pianura e a nord-est della provincia Latakia, stanno cercando di creare una linea di fronte lunga circa 120 chilometri.
– I rapporti indicano che i combattenti pro-regime hanno occupato solo sei villaggi e città, mentre le forze ribelli hanno respinto tutti gli attacchi pesanti contro le diverse posizioni chiave. Allo stesso tempo, di fronte alla pesante resistenza dei ribelli, le forze del regime hanno subìto pesanti perdite, sia come truppe che come materiale.
Le notizie russe, tuttavia, sono inesorabilmente ottimistiche, mandano in onda riprese di aerei militari che decollano e immagini video di bombe che colpiscono i loro obiettivi; giovedì, il portavoce del ministero della difesa russo, Igor Konashenkov, ha riferito ai media: “I militanti si stanno ritirando, stanno cercando di stabilire nuove aree di posizionamento e di cambiare il loro sistema di alimentazione”.
Ci sono alcune prove, che i bombardamenti russi hanno fatto indietreggiare alcune forze ISIS appena fuori Aleppo; ma, poco dopo che erano state sloggiate dal territorio, per ironia della sorte, queste se lo sono ripreso dopo un bombardamento russo. L’ISIS non è stato fatto indietreggiare, l’esercito siriano non recupera posizioni sui terroristi, se non qualche pezzo di territorio detenuto dai ribelli dell’opposizione, il Cremlino sta cercando di tenere nascosti i fatti.

Gabrielis Bedris

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