Il successo di Putin

I funzionari occidentali che, perplessi si pronunciano delle intenzioni di Vladimir Putin in Siria, mancano di alcuni grandi indizi: c’è un chiaro modello nella campagna russa in Siria, un patrimonio che è l’orgoglio di Putin: la Cecenia.
La repubblica musulmana nel Caucaso del Nord e la guerra decennale che Putin ha lanciato nel settembre 1999, dal mondo esterno sono state quasi del tutto dimenticate, in quanto il dittatore Putin, ha lì installato dalla fine del 2000 un controllo consolidato: Ramzan Kadyrov. Il Cremlino considera l’insediamento un “buon e unico esempio nella storia della lotta al terrorismo”, come ha ammesso Dmitry Medvedev, il primo ministro di Putin. La Cecenia, ha espresso l’anno scorso Medvedev, è “uno dei biglietti da visita della Russia”.
Quali sono i componenti di questa formula vincente? In primo luogo, definire tutto ciò che è opposizione al regime vigente come terrorista, indistinguibile dai jihadisti più estremi. Ciò consente un fondamentale obiettivo politico: eliminare le alternative. Oggi in Siria le forze di opposizione moderate e laiche sono probabilmente quasi impossibili da trovare; che non era il caso della Cecenia nel 1999: il presidente nazionalista del Paese, Aslan Maskhadov, aveva vinto le elezioni democratiche, sconfiggendo l’avversario islamico con il 59 contro il 23 per cento. Il suo predecessore, Džokhar Dudaev, era così secolarizzato che non era nemmeno a conoscenza di quante volte al giorno i musulmani pregano.
La Russia li ha uccisi tutti e due, insieme ad ogni altro leader moderato ceceno che si era nascosto sia in patria che all’estero: uno è stato assassinato a Vienna; un altro a Dubai. Quando i leader occidentali premono Putin affinché negozi con Maskhadov e con gli altri moderati laici, lui ha sempre risposto con rabbia. “Vuoi invitare Osama bin Laden alla Casa Bianca. . . e fargli dettare ciò che vuole? – ha inveito contro un gruppo di turisti occidentali.
Non dovrebbe essere una sorpresa che i primi bombardamenti russi in Siria fossero stati volti ai resti dell’opposizione moderata: questo, non è solo perché sono sostenuti dagli Stati Uniti; ma rappresentano una valida alternativa al regime di Assad, e così, in base alle norme cecene, devono essere eliminati. “Lui non distingue tra [lo Stato Islamico] e l’opposizione sunnita moderata che vuole vedere andare via il signor Assad – ha chiarito il presidente Obama dopo l’incontro con Putin alle Nazioni Unite – Dal suo punto di vista, sono tutti terroristi”.
Le prime fasi della campagna militare russa nel nord della Siria hanno seguito un modello familiare: un pesante bombardamento e cannoneggiamento delle aree civili preceduti dalla creazione di terra bruciata, come in Cecenia. Secondo un rapporto del Crisis Group sulla Cecenia, i “crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi dalle truppe [russe]” inclusi “i bombardamenti indiscriminati, prigioni segrete, sparizioni forzate, fosse comuni e squadroni della morte”, sono una tattica comune, scrive il rapporto, “prendono i parenti degli insorti in ostaggio, li sottopongono a tortura o a esecuzione sommaria bruciando le loro case”.
In breve, le forze di Assad e i loro alleati libanesi e iraniani potrebbero essere necessari per intensificare la loro già nota brutalità e abbinarla alle tattiche di Putin in Cecenia; ma potrebbero avere l’aiuto di esperti: Kadyrov ha chiesto a Putin di mandare in Siria il suo esercito personale di 20.000 membri, conosciuto come il “Kadyrovtsy”. La propaganda di Stato, Russia Today, lo ha citato come se volesse “andare lì a partecipare alle operazioni speciali”.
Kadyrov e il suo rapporto con Putin offrono un’altra lezione a coloro che si chiedeno se Putin è pronto a disporre di Assad, una prospettiva sulla quale Obama ha più volte scommesso. Il forte ceceno, semmai, è più sinistro, che pacato nei confronti di Assad: Kadyrov è conosciuto, per fare della sua attività, in occasioni come queste, solo uccisioni e torture. Ha solidificato il culto della sua personalità in Cecenia: estorce tributi da ogni azienda e cittadino, sfacciatamente colpisce sui suoi critici, a partire dai giornalisti e attivisti dei diritti umani fino ai politici russi. Molti credono che lui sia il responsabile dell’assassinio del leader dell’opposizione russa Boris Nemtsov, freddato vicino alla Piazza Rossa, lo scorso inverno.
La risposta di Putin è stata quella d’offrire a Kadyrov, non solo la tolleranza, ma una protezione completa. Il Crisis Group riferisce, che alti funzionari di sicurezza russi hanno cercato di minare il ceceno, arrestando i suoi uomini armati per l’omicidio Nemtsov. Putin li ha respinti assegnando a Kadyrov una medaglia subito dopo il colpo. “A meno che la reputazione del Presidente Putin non venga seriamente danneggiata dal suo protetto, le regole del gioco non cambieranno” ha concluso il rapporto. Le stesse regole si applicano ad Assad.
La principale risposta di Obama alla nuova offensiva di Putin è stata quella di prevedere che il risultato sarà “un pantano”. Ma Putin lo sapeva già da prima. Per anni, i leader occidentali lo hanno avvertito che la guerra in Cecenia era impossibile da vincere, che l’unica soluzione era la politica; ma Putin tuttavia, ha persistito attraverso un decennio e più di sanguinosi combattimenti, che sono costati alla Russia almeno 6.000 vittime militari e innumerevoli decine di migliaia alla Cecenia. Il risultato è stata la “pacificazione”, che adesso viene strombazzata come un “biglietto da visita”. Aspettiamoci, che lui presto dia un risultato simile in Siria.

Gabrielis Bedris

Articolo posto su Javan24.it

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