L’ottimismo ucraino è fuori luogo?

Gli economisti ucraini hanno recentemente trascorso due giorni per assistere ad una conferenza sul trasporto container nei porti di Odessa, dove lo slogan popolare è “la vittoria, la libertà e la pace”.
La conferenza è iniziata con un respiro d’aria fresca: dopo tanti anni di corruzione istituzionalizzata, i porti ucraini non facevano altro che facilitare gli scambi dei contrabbandi, ma oggi, con il nuovo governo, c’è un raggio di speranza che si inizino a fare le cose in modo occidentale e che ci sia un’effettiva lotta contro la corruzione.
I nuovi volti giovani dei ministri e dei vice-ministri del governo, che parlano un perfetto inglese e che probabilmente hanno avuto un’educazione occidentale, sono tutti intenti a fare i cambiamenti attraverso nuove leggi e a sostituire la vecchia guardia; ma non tutti sono contenti. Mentre queste nuove norme sono ormai in atto, alcune sono imperfette, altre non sono state pensate e troppe non vengono messe in pratica. Da qui nasce il più grande ostacolo alla facilitazione degli scambi e alla fine della corruzione, e come spesso succede, il motivo, in molti casi come questo, è uno solo: la dogana.
Nonostante ci sia in atto il deposito elettronico, vengono effettuate meno ispezioni sui container e sono sorti nuovi problemi. L’ufficio doganale ritiene che il suo ruolo sia di essere un collettore di denaro per il governo e vuole aumentare la sua produttività; ma ciò non va di pari passo con l’aiuto al commercio che si muove dentro e fuori dal paese, il quale sarebbe indubbiamente un modo per migliorare l’economia e per attirare gli investimenti esteri.
In un qualche modo l’evoluzione delle nuove normative ha portato alle dogane il diritto di pesare i container; ma questo sembra solo un altro modo per sconvolgere gli spedizionieri e gli operatori dei terminali, infatti, spostando il controllo dall’ispezione alla pesatura, non è niente di diverso che spostare da un punto ad un altro il processo di corruzione.
La corruzione è il nocciolo dei problemi ucraini. Mentre alcune cose sono cambiate, le altre sono rimaste com’erano prima e non c’è nessun gruppo industriale unificato che lamenti queste carenze: ogni gruppo lavora da solo. Senza unità non ci sarà cambiamento e senza cambiamento non ci può essere alcun miglioramento.

Gabrielis Bedris

Articolo posto su Javan24.it

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