Ucraina: in prima linea ancora armi pesanti

“Il conflitto potrebbe finire in questo momento, ma non c’è la volontà politica” – ha spiegato il vice presidente della missione speciale di monitoraggio dell’OSCE, Alexander Hug.
L’OSCE è sempre più preoccupata del fatto che il conflitto in Ucraina possa nuovamente trasformarsi in una guerra su vasta scala. L’accordo di Minsk è rimasto “attaccato al palo” e la linea di cessate il fuoco vede un costante arrivo di nuove armi pesanti, artiglieria, carri armati e lanciagranate.
“Nel corso dell’ultimo fine settimana il regime di cessate il fuoco temporaneo è stato violato 3.000 volte. Entrambe le parti sono colpevoli – ha affermato il vice presidente della missione di monitoraggio – i soldati dei due schieramenti sono troppo vicini alla linea di contatto, a volte la distanza è di soli 10-30 metri”.

In un articolo, BBC, manifesta preoccupazione che anche un piccolo malinteso o una provocazione potrebbe portare all’avvio dei combattimenti. L’articolo ha messo in risalto il fatto che nessun carro armato, nessuna artiglieria, nessuna antigranata è un’arma di precisione, per cui il loro utilizzo negli insediamenti porterà inevitabilmente a vittime civili.
”In quest’anno, abbiamo registrato 205 casi di queste sfortunate situazioni – ha insistito Hug – in cui sono morte 40 persone civli e altre sono rimaste ferite”.
Le battaglie sono ancora in corso nelle vicinanze di Mariupol e Donetsk, nelle piccole città Avdiyivka e Yasynuvata a nord di Donetsk e Gorlovka.
Vicino alla linea di contatto vivono ancora centinaia di migliaia di civili, anche se alcuni residenti hanno lasciato la guerra per recarsi e vivere in Russia o in altre regioni dell’Ucraina.
La lunghezza della linea di contatto è di 500 chilometri. Su questo lungo tragitto ci sono solo cinque punti di controllo, quattro dei quali si trovano a Donetsk e uno a Lugansk. Secondo la BBC, le persone sul confine sono costantemente in movimento in entrambe le direzioni, sia per lavoro che per far visita ai parenti.
La guerra in Ucraina è iniziata tre anni fa nell’aprile del 2014. Nei combattimenti sono stati uccisi più di 10 mila persone, due milioni sono fuggiti dalle loro case. “Il conflitto potrebbe finire in questo momento, ma non c’è la volontà politica”, spiega Hug.
Il vice presidente della SMM ha ricordato che nel settembre 2016, all’inizio del corso scolastico, le parti avevano convenuto un cessate il fuoco, ma ora questo argomento è un tabù per tutti.
L’OSCE in Ucraina ha 652 osservatori. 572 di questi operano nell’Est dell’Ucraina su entrambi i lati del confine. Gli osservatori non sono armati, e il loro compito è solo quello di raccogliere informazioni.
L’OSCE include 57 Stati membri. Alle operazioni in Ucraina partecipano anche la Russia e gli Stati Uniti, che, a quanto pare, continueranno la loro attività almeno fino a marzo del prossimo anno.

Secondo BBC, gli osservatori sono in costante attività – soprattutto nei territori controllati dai ribelli. In aprile, un osservatore è stato ucciso e due sono rimasti feriti quando sono passati con la loro macchina sopra una mina a Lugansk.
”È stata la prima fatalità di questa missione”, ha sottolineato Hug.
Il vice presidente di SMM ha anche ricordato che secondo gli accordi di Minsk tutte le mine dovrebbero essere rimosse dalla zona; tuttavia, questo non è stato fatto, ed entrambe le parti costantemente ne seminano di nuove.
L’Ucraina chiede che gli osservatori dell’OSCE possano essere armati; quindi nell’idea di Kiev si vuole che la missione acquisti il carattere di “mantenimento della pace”. La richiesta significherebbe una modifica del mandato dell’OSCE; ma la proposta ucraina non sta trovando nessun sostegno nei paesi membri dell’OSCE.
L’UE e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche alla Russia, che rimarranno in vigore finché l’accordo di Minsk non verrà completamente attuato; questo implica un cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti dalla linea di contatto. Prevede inoltre, il ripristino del pieno controllo del confine statale da parte del governo di Kyiv in tutta l’area del conflitto.
In Ucraina, c’è paura che ad un certo punto i paesi occidentali possano concludere un accordo con la Russia e revocare le sanzioni. Le preoccupazioni sono anche state rafforzate dopo che è stato eletto a presidente americano, Donald Trump, che ha tenuto una campagna presidenziale pro-russa.
Il ricercatore dell’Istituto di politica estera finlandese, Arkady Moshes, ritiene che, dato che stiamo parlando di grandi contraddizioni e che l’Ucraina è solo una sua componente, la Russia e gli Stati Uniti alla fine troveranno una soluzione.
“Il tempo della divisione del mondo sul modello della conferenza di Yalta è andato per sempre – ha scritto Moshes nel suo ultimo articolo – né gli Stati Uniti né la Russia possono comandare la volontà degli altri paesi, come hanno fatto dopo la seconda guerra mondiale”.

Secondo Moshes, se nell’occasione attuale l’Occidente ha costretto l’Ucraina ad approvare un ipotetico accordo con la Russia, per il quale Kyiv non è soddisfatta, ciò potrebbe portare a gravi conflitti politici o addirittura militari nell’UE.
Secondo Moshes, il “congelamento” del conflitto in Ucraina orientale o un prolungato periodo di cessate il fuoco potrebbe significativamente migliorare la situazione; tuttavia, dubita che le parti siano pronte per un tale compromesso. Il Cremlino probabilmente non è soddisfatto del “conflitto congelato”, perché non gli permette di avere un’influenza decisiva sull’Ucraina.

Lascia un commento