Russia: guerra agli atei in nome di Dio

Un recente caso giudiziario dimostra che la chiesa russa sta collaborando con lo Stato e “punta” gli atei.
Da quando il video del blogger russo, Ruslan Sokolovsky è stato usato come prova in un tribunale di Yekaterinburg per arrivare alla condanna a tre anni di carcere, ne è nato un acceso dibattito: è legale in Russia non credere in Dio?

Questa conversazione si è trasformata in nazionale, quando, la scorsa settimana, il giornalista Vladimir Pozner ha posto la questione “se il semplice fatto d’essere ateo infrangesse la legge”. Alla domanda provocatrice, ha risposto dopo alcuni giorni il giudice della Corte Costituzionale russa, Gadis Gadjiyev, sostenendo che sotto la “Costituzione russa l’ateismo non è un reato”; ma, ha aggiunto, se si prende una specifica azione, “dobbiamo considerare da chi è stata intrapresa e ogni caso deve essere valutato a se stante”.
Per 75 anni sotto il sistema sovietico, l’ateismo è stata la politica statale. Negli anni ’70 e ’80, coloro che hanno combattuto per i diritti dei credenti erano definiti dissidenti, e il regime sovietico li ha trattati esattamente come tali.
Poi, il 5 settembre 1991, il Congresso dei Deputati del Popolo dell’URSS ha approvato la Dichiarazione dei Diritti Umani e delle Libertà: da allora ognuno aveva il diritto di professare una credenza religiosa, di diffondere opinioni religiose o atee e di impegnarsi nell’educazione religiosa o atea, sia degli adulti, che dei bambini.
Questa è stata la prima ed ultima volta che in Russia sono stati affermati i diritti degli atei. Ora, un quarto di secolo dopo – nel centenario della rivoluzione bolscevica – la chiesa russa si rivolta contro gli atei con l’aiuto dello stato: l’ortodossia è diventata una politica dello Stato.
Nella Russia, naturalmente, non c’è solo l’inizio della clericalizzazione, ma segnali d’avvertimento sono stati inviati alla società anche nelle arti e nelle sfere creative.
Il primo caso penale che ha coinvolto l’articolo 282 – politico – del codice penale [combattere l’estremismo] è stato profeticamente legato ad una prestazione anticlericale: nel 1998 a Mosca, l’artista Avdei TerOganyan, del Gruppo Ateista Meridionale, ha dato modo a delle persone di acquistare una riproduzione di una icona sacra e riceverne il controvalore economico.
Nel 2000, l’artista dello spettacolo, Oleg Mavromatti, nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, si è inchiodato ad una croce di legno. Sulla schiena aveva scritto “Non sono il figlio di Dio”. Anche in questo caso è stato applicato l’articolo penale 282. Sia Ter-Oganyan che Mavromatti hanno lasciato la Russia.

Le persone, che  successivamente sono state coinvolte sono stati gli attivisti dei diritti umani. Nel 2003, il direttore del Centro Andrei Sakharov, Yury Samodurov, ha ospitato nel suo museo la scandalosa mostra “Attenzione! Religione”. Gli attivisti ortodossi hanno attaccato il museo e hanno distrutto la mostra. Per la polizia, gli ortodossi non hanno commesso nessuna infrazione; mentre sono stati ritenuti colpevoli, a norma dell’articolo 282, gli organizzatori della mostra.
Quattro anni dopo, la storia si ripete. Samodurov e il famoso curatore della galleria, Tretyakov Andrei Yerofeev, hanno organizzato nel Museo Sakharov una mostra della “Arte Proibita”, per la quale sono stati condannati, per estremismo, ad una pena economica di 100.000 rubli ($ 3900).
Siamo nel 2012. L’attivista per i diritti umani Maxim Efimov, della regione settentrionale russa, Karelia, è stato indagato per estremismo per un post “la Karelia è stanca di sacerdoti”. Ha rischiato il ricovero in un ospedale psichiatrico.
Poi il gruppo Pussy Riot, che si sono esibite nella Cattedrale di Cristo Salvatore, il loro caso penale è diventato noto a tutto il mondo. Pussy Riot hanno criticato la coalescenza della Chiesa Ortodossa e dello Stato. Nadia Tolokonnikova e Masha Alekhina sono state i primi cittadini russi ad essere imprigionati per aver criticato la chiesa.
Il caso Pussy Riot ha indotto il Cremlino ad introdurre nel Codice Penale un nuovo articolo separato, l’articolo 148 – offese alle sensibilità dei credenti. Da allora, gli attacchi alla chiesa sono stati individuati nel termine “estremismo in generale”.
Il primo caso penale a norma dell’articolo 148 si è verificato a Stavropol, nella Russia meridionale, quando il blogger Viktor Krasnov, in mezzo ad un caldo dibattito religioso, ha pubblicato un post dal titolo “Dio non c’è!” ed ha definito la Bibbia “una collezione del folclore ebraico”.
Il caso alla fine non ha portato a nulla, se non chiarire che l’articolo 148 era indirizzato contro gli atei; come è diventato anche lampante che la chiesa era disposta ad utilizzare questa legge, non solo in risposta alle provocazioni degli artisti, ma anche per la retorica tipica che si trova su Internet.

La tendenza ha raggiunto il suo apogeo poco meno di un anno fa, quando il video del blogger Ruslan Sokolovsky, che ha 300.000 seguaci su YouTube, ha mostrato un filmato di come giocare a Pokemon Go in una chiesa a Yekaterinburg. La diocesi ha presentato un esposto, ha contattato l’ufficio del procuratore il quale ha accettato il caso ed ha dato corso al procedimento penale. Sokolovsky è stato arrestato e detenuto per otto mesi in custodia cautelare prima del processo e della sentenza. Il verdetto è stato di colpevolezza, con condanna sospesa. Una delle accuse è stata: “negazione pubblica dell’esistenza di Dio”.
Questi casi significativi non sono scaturiti dal nulla. Attualmente c’è in corso la repressione delle denominazioni cristiane alternative, come dimostra il divieto delle attività dei Testimoni di Geova; la pressione contro la Chiesa autonoma ortodossa russa e i Pentecostali; Hare Krishnas e altri sono sottoposti a detenzione, processi e multe sono comminate perfino ai praticanti completamente areligiosi dello yoga.
Allo stesso modo, soffrono di persecuzioni e molestie da parte della FSB e della polizia, i cittadini che protestano per la costruzione delle chiese a Mosca. In un distretto di Mosca, un’azione di protesta è stata accolta con un caso penale. Nel frattempo a San Pietroburgo, la chiesa sta cercando d’accappararsi la Cattedrale di Sant’Isacco, il punto di riferimento più rinomato della città.

La chiesa ha una potente lobby nell’élite politica russa, e la usa, nonostante il fatto che la popolazione non sia molto religiosa. Effettivamente, solo una piccola parte di essa partecipa ai riti religiosi. Ecco, da dove deriva anche la richiesta del Patriarca della Chiesa Ortodossa di Mosca di chiudere i negozi la domenica per “raccogliere più persone in chiesa”.
I casi come Sokolovsky sono irritanti e in grande parte della società provocano una sensazione di protesta; ma, grazie allo Stato, che nella sua forma ufficiale rafforza solo la tensione tra il progresso e il conservatorismo, stanno prevalendo i valori super-arc

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