Le sanzioni occidentali e la triste economia russa

Negli ultimi due anni, le severe sanzioni internazionali imposte alla Russia per il suo ruolo nel conflitto ucraino, hanno tolto impulso alla sua economia, ponendo le prospettive di crescita in un periodo di letargo.
I colloqui tra il cancelliere tedesco Angela Merkel, e il presidente russo Vladimir Putin, avvenuti martedì nella città di Sochi sul Mar Nero, si sono principalmente concentrati sui problemi geopolitici e di sicurezza, e sui conflitti sanguinari in Ucraina e in Siria. Da due anni, questa è stata la prima visita di Merkel in Russia.

Tra i colloqui dei due leader era ampiamente previsto che figurasse anche la questione delle sanzioni economiche occidentali contro la Russia; Merkel e Putin, tuttavia, durante la conferenza stampa dopo la loro riunione, non hanno esplicitamente sollevato la questione, se non un accenno del cancelliere tedesco che ha affermato che “sperava che alcune sanzioni avrebbero potuto essere revocate se Mosca avesse contribuito a compiere progressi nell’attuazione del piano di pace di Minsk”.
Il leader russo, invece, si è riferito solo ai legami economici delle due nazioni, affermando che “la nostra cooperazione contribuisce significativamente alla stabilizzazione dell’economia mondiale”.
Merkel è sempre stata un sostenitore vocale del regime sanzionatorio messo in atto dall’UE e dagli Stati Uniti dopo che Mosca aveva occupato e annesso la penisola di Crimea dall’Ucraina nel 2014.
Le misure sono state destinate alle banche nazionali, al commercio delle armi e all’industria petrolifera e del gas russo. Nella rappresaglia, Mosca ha imposto un proprio embargo sui prodotti agricoli occidentali.
Le sanzioni, contrariamente alle affermazioni dei leader russi, hanno indebolito l’economia del paese, che negli ultimi anni, ha anche dovuto affrontare il drammatico sconvolgimento dei prezzi del greggio.
La Russia, una volta salutata come un protagonista delle economie emergenti, sta ora lottando per uscire dalla recessione e segnare anche una pigra crescita.
Il numero dei russi che vivono in stato povertà continua a crescere, ora ha raggiunto i 20 milioni circa o oltre il 13% della popolazione, secondo l’agenzia statale del governo, Rosstat.
Ma i funzionari russi, proiettando per quest’anno un’espansione della produzione economica di circa il due per cento, prevedono un’inversione di fortuna, anche se molti analisti di mercato sono meno sanguigni sulle prospettive di crescita.
Nella sua relazione annuale, presentata lunedì nella capitale tailandese di Bangkok, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia e il Pacifico (ESCAP) ha proiettato l’economia russa con una crescita di un solo un 1,1 per cento.
“I prezzi del petrolio relativamente più alti fanno prevedere un aumento della crescita economica della Federazione Russa dell’1,1 per cento nel 2017, dopo la contrazione dello scorso anno dello 0,2 per cento”, ha segnalato il report.
Le sanzioni hanno inoltre influenzato negativamente i partner commerciali russi in Occidente. Il commercio della Germania con la Russia, per esempio, è sceso da 80 miliardi di euro del 2012, a 47 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2016.
Il commercio tra i due paesi, nei primi due mesi di quest’anno, sembra ancora una volta in crescita, con un incremento del 37% , cioè 10 miliardi di euro, riporta il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, citando il Comitato Est dell’economia tedesca.Gli imprenditori tedeschi, dopo due anni di recessione, stanno affermando che l’economia russa è in lenta ripresa, e sono sicuri di un rimbalzo delle attività commerciali bilaterali.

In pubblico, i funzionari russi si pongono con aria di sfida e costantemente sottolineano che la loro economia ha imparato ad adattarsi al nuovo ambiente, e che i prodotti russi, che una volta venivano acquistati dagli europei, sono ora indirizzati in altri paesi, come la Cina.
I dati rilasciati dall’Associazione Industriale di Ingegneria Meccanica tedesca (VDMA) del mese scorso, hanno rivelato che i produttori di macchine utensili cinesi hanno aumentato le proprie esportazioni verso la Russia. Nel 2016 le esportazioni di macchinari cinesi in Russia hanno superato quelle inviate dalla Germania, con le esportazioni cinesi pari a 4,9 miliardi di euro rispetto ai 4,4 miliardi di euro della Germania.
“I fornitori cinesi sono chiaramente in vantaggio in questo momento – ha spiegato Monica Hollacher, di VDMA – loro non hanno nessuna sanzione e, quando necessario, offrono anche finanziamenti per l’avvio della collaborazione”.
Ma Marcus Felsner, il presidente dell’associazione tedesca Osteuropaverein, condivide una visione diversa.
In un rapporto pubblicato lo scorso anno dal think tank RUSI, Felsner ha affermato che il difficile contesto del mercato russo per le imprese tedesche è il risultato di “un percepito impatto sul clima aziendale, non di conseguenze dirette delle singole imprese tedesche”.
Riferendosi ad un sondaggio condotto dalla Camera di Commercio tedesco-russa, ha dichiarato: “circa il 75% delle organizzazioni imprenditoriali russe e tedesche non sono affatto direttamente colpite dalle sanzioni occidentali”.
Per Felsner, le vere ragioni dell’attuale contesto di mercato russo sono da vedere nell’assenza di investimenti nelle infrastrutture e nell’educazione russa; l’indebolimento della capacità russa d’importare tecnologia per la grave crisi del credito, iniziata ancora nel 2012; la mancanza di progressi nella produttività e l’insufficiente avanzamento dello stato di diritto con un drammatico svuotamento del cervello degli imprenditori.
Ma, nonostante le problematiche strutturali, alcuni sostengono che creare più stretti legami tra l’UE e la Russia potrebbe portare vantaggi economici ad entrambe le parti.

Uno studio recentemente pubblicato dalla Fondazione Bertelsmann tedesca afferma, che un accordo globale tra l’Unione europea e la Comunità economica euroasiatica guidata dalla Russia potrebbe portare all’Unione europea un aumento dello 0,2% del reddito reale pro capite. Si stima che a lungo termine, tale accordo potrebbe aumentare le esportazioni tedesche di 31 miliardi di euro all’anno e le esportazioni russe verso l’UE di circa 71 miliardi di euro.
Ma lo studio ha anche riconosciuto che un accordo di libero scambio di questo tipo non è concepibile finché il conflitto ucraino rimane irrisolto e rimarranno in atto le sanzioni internazionali contro la Russia. Le sanzioni dovranno scadere quest’estate, ma l’Unione europea è già indirizzata verso una loro estensione.

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