Russia: FSB in azione

Due giornalisti ucraini sono stati fermati per tre ore in una stazione di polizia a Mosca. Uno studente appena laureato è stato picchiato dai servizi di sicurezza per aver sventolato la bandiera ucraina.
Tutti e tre, prima di venir rilasciati, sono stati interrogati separatamente dalle forze di polizia, le quali hanno cercato di ottenere delle “confessioni scritte”.
Roman Tsymbalyuk, un corrispondente di Unian e un cameraman della TV 1+1, Nikita Borodin, avevano appena finito un’intervista, quando la polizia, facendosi consegnare i documenti personali, li ha presi in custodia.

Le forze dell’ordine hanno impostato il loro interrogatorio specificatamente su alcune “spiegazioni”. I due professionisti le hanno fornite, ma citando l’articolo 51 della Costituzione della Russia, si sono rifiutati di metterle per iscritto.
Tsymbalyuk, dopo il rilascio, ha spiegato ai suo colleghi che alla fine dei colloqui, l’intervistato aveva estratto dalla tasca un piccola bandiera ucraina, mentre il tele-cameraman filmava la scena. È stato a quel punto che la polizia in borghese – che certamente era in postazione – è intervenuta e li ha accusati di “incontro non autorizzato, di slogan non conformi e di detenzione di materiali sovversivi”.
Tsymbalyuk ha sottolineato che la detenzione fosse totalmente ingiustificata: i due incaricati ucraini avevano l’accredito di giornalista e stavano operando in un luogo pubblico. Il coinvolgimento del console ucraino a Mosca, ha fatto sì, che i due venissero rilasciati senza compilare nessuno documento scritto.
Tsymbalyuk è molto conosciuto per le sue incisive domande dirette al presidente russo Vladimir Putin, nelle quali chiede continuamente lumi dell’aggressione russa all’Ucraina e la liberazione dei prigionieri politici ucraini.
Nel frattempo, nella stessa giornata alcuni agenti dei servizi di sicurezza, hanno picchiato un neo laureato dell’Università Statale di Mosca, per aver appeso una bandiera ucraina, fatta in casa, alla finestra del suo dormitorio.
Lo studente, Zakhar Sarapulov, si era costruito una bandiera con due pezzi di stoffa e si era messo ad agitarla al di fuori della finestra della sua stanza, in direzione di un “raduno del 18 marzo” che commemorava il terzo anniversario dell’annessione della Crimea.
La sua dimostrazione non voleva essere politica, infatti, il sito MediaZona, citando le dichiarazioni dello studente e di un suo amico ben chiarisce la posizione. Piuttosto, lo studente ha sostenuto che lui intendeva richiamare l’attenzione sul fatto che i fondi statali vengono spesi per la festa, mentre l’università non ha i soldi per rinnovare il suo dormitorio, che è infestato da topi, scarafaggi e cimici.
Tuttavia, le forze dell’ordine non hanno visto differenze. Una guardia di sicurezza del dormitorio, quando lo studente ha pensato d’esporre la bandiera da una finestra delle scale, perché più visibile, lo ha fermato e nel giro di due minuti è arrivata la polizia dell’Università con tre agenti in borghese della FSB.
I funzionari di polizia con la forza hanno spinto lo studente nella sua stanza, dove hanno sequestrato la sua macchina fotografica, telefono cellulare, computer portatile e poi lo hanno portato alla sede locale del ministero dell’Interno.
Lì, l’ufficiale di polizia è uscito, ed ha lasciato lo studente solo con gli ufficiali della FSB, che hanno incominciato ad interrogarlo in modo aggressivo. Durante l’interrogatorio, lo hanno colpito alla testa e gli hanno conficcato nel torace un manico di una scopa affilato “che ha lasciato tagli e abrasioni” ha spiegato l’amico dello studente a MediaZona.
Dopo due ore, gli agenti della FSB hanno costretto lo studente a scrivere di suo pugno una dichiarazione nella quale affermava che lui avrebbe operato come informatore della FSB e del centro anti-estremismo del ministero dell’Interno, sotto il nome in codice “dottorando”. Poi, gli hanno restituito il computer, telefono e la macchina fotografica.

Successivamente, sono entrati nella stanza tre agenti di polizia e hanno costretto lo studente a scrivere una confessione nella quale sosteneva che aveva sventolato la bandiera e aveva fatto delle oscenità. La polizia poi, ha inflitto allo studente una multa per “teppismo meschino” e lo ha lasciato andare. Lo studente dopo essersi fatto curare in un ospedale, ha denunciato il caso al comitato per la prevenzione della tortura.
In Russia e nell’occupata Crimea è diventato pericoloso esprimere apertamente critiche per l’annessione e la attività russa. Dopo aver invaso e annesso la Crimea, la Russia ora persegue i suoi critici, coloro che si occupano di fare informazione, chi scrive sui social network, chi fa interviste, chi non sostiene la sua versione dei fatti, chiunque affermi o manifesti un’opinione diversa dalla traccia propagandistica dettata dal Cremlino, viene additato come uno che “pubblicamente aizza la gente ad agire per violare l’integrità territoriale della Russia”.

Lascia un commento