Un piano politico contro il populismo

Il leader politico che sta lottando per il posto di cancelliere tedesco contro Angela Merkel ha presentato un piano globale: annientare l’assalto del nazionalismo e del populismo.
Martin Schulz, il candidato al cancellierato del partito socialdemocratico (SPD), lunedì, a Berlino, ha parlato ai compagni di Alleanza Progressista, un gruppo internazionale che unisce i partiti socialisti e che testimonia la crescente influenza politica globale della Germania. Il partito dei Progressisti si è formato nel 2013 come un frutto del SPD, raccogliendo al suo interno i grandi partiti socialisti europei e le forze politiche di terre lontane, come il Congresso Nazionale dell’India e i democratici statunitensi. Anche Robby Mook, l’ex manager della campagna di Hillary Clinton, quest’anno ha fatto una sua comparsa parlando di politica nell’era post-verità.

La convenzione di Berlino dell’Alleanza però, non si è fermata a contrattaccare le trame delle forze d’estrema destra, ma come ha spiegato Schulz, mentre i partiti di centro-destra sono troppo tecnocratici e senza tatto, la sinistra non ha mai avuto questo tipo di problemi, se non quello di riunirsi dietro a grandi idee per diventare trainanti.
“Il pessimismo che circonda le idee di cambiamento e di progresso deriva da anni di politica di presunte mancanze di alternative e in tal modo si è anche consolidato nelle esistenti strutture di potere – cita la relazione, preparata per la conferenza da un gruppo internazionale sostenuto dal ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel e dall’ex direttore generale dell’Organizzazione mondiale per il commercio, Pascal Lamy – La politica ha bisogno di una spina dorsale intellettuale, ma anche della libertà per affrontare i progetti a lungo termine”.
Il discorso di Schulz è stato impostato tutto sulla globalizzazione. Il nazionalismo e il protezionismo non possono funzionare, ha sostenuto, perché “nessun muro può essere abbastanza elevato per proteggerci in modo permanente da tutti i problemi globali”. Così i socialisti devono costringere il business a correggere le conseguenze sociali della globalizzazione. “Le catene di distribuzione delle aziende devono essere responsabili e hanno l’obbligo della trasparenza, dobbiamo estendere i sistemi di sicurezza sociale e introdurre un salario in grado di garantire un livello di vita decente a tutti”, ha sottolineato Schulz.
I socialisti danno la colpa dell’aumento del populismo nazionalista ai “neoliberisti”, la cui ortodossia economica si è presa il mondo, quando invece, molti pensavano che questa storia fosse finita. Sono stati questi spudorati capitalisti che hanno portato il mondo all’attuale status traballante, creando “con decisioni politiche sbagliate il problema dei rifugiati, i cambiamenti ambientali, stati in crisi, condizioni di non produzione, mezzi di sussistenza distrutti e conflitti umani”, scrive il rapporto Progressista. Tutto quello che è successo è dovuto al fatto che il mondo è stato governato negli interessi del grande capitale, che è cresciuto a scapito di tutti gli altri: delle 100 più grandi “economie” del mondo, 69 sono multinazionali, Walmart (una multinazionale americana) è al 10° posto, prima della Spagna, Australia e Paesi Bassi.

Il rapporto Progressista essenzialmente è un progetto di programma generale per i partiti socialisti di tutto il mondo. Schulz lo sta già spingendo in Germania – con un inaspettato successo, derivato forse dalla stanchezza del pubblico con la regola di 11 anni di Merkel. Il messaggio di Schulz è di aumentare le protezioni dei lavoratori e invertire le riforme del mercato del lavoro.
Come imperturbabile internazionalista, Schulz è contro le protezioni dei confini. Se la decisione della Merkel nel 2015, di aprire la Germania ai richiedenti asilo fosse stata davvero il suo più grande problema, Schulz dovrebbe essere messo peggio di lei – e tuttavia, la SPD disegna e anche supera i cristiano-democratici di Merkel, mentre il partito di estrema destra, Alternativa per la Germania, continua a segnare il suo calo di sostegno.
Il problema del modello offerto dagli ideologi dell’Alleanza Progressista è che, anche se sembra funzionare in Germania, dove l’estrema destra non ha mai avuto molte possibilità, possa essere meno attraente altrove. Le estreme destre nei Paesi Bassi e in Francia parlano di tassare i ricchi e proteggere l’operaio, ma danno una priorità anche alla protezione dei confini e ai problemi locali non globali. Sarà difficile vendere loro un piano che parla di ridurre la migrazione costringendo le multinazionali a pagare migliori stipendi all’estero. I progressisti, con il vecchio slogan del socialismo – “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi” – che non ha nulla o niente di implicazioni rivoluzionarie, lottano per offrire soluzioni semplici senza compromettere i loro principi internazionalisti, che sono, come sempre, il loro punto debole.
Nei paesi con forti movimenti populisti, però, c’è in aumento una versione meno docile del socialismo rispetto a quello coniato a Berlino.
Il partito GreenLeft, nei Paesi Bassi, grazie alla guida dinamica di Jesse Klaver, sembra pronto a ben comportarsi nelle prossime elezioni parlamentari, e i francesi d’estrema sinistra, che sono stati trainati in questo ciclo elettorale da Benoît Hamon e Jean-Luc Mélenchon, sentono il bisogno di offrire idee più ambiziose di quelle di Schulz. Loro, per esempio, al fine di garantire un livello di vita di base, sono a favore di un reddito universale da dare ad ogni cittadino – un’idea che appare esotica al mainstream; ma poi, se ci si pensa un attimo, appena 100 anni fa, una giornata lavorativa di otto ore sembrava anche allora molto esotica.

Il sopravvalutato maremoto populista, quest’anno sembra diretto verso sconfitte elettorali in tutta Europa. Se perdesse veramente, si rincuorerebbero i centristi – compresi i membri dell’Alleanza Progressista – e potrebbero pensare che, per un cambio di gestione dopo lo stallo democratico creato dai populisti, la loro agenda vecchia di decenni potrebbe anche essere sufficiente.
Ma l’estrema sinistra in realtà, sembra avere una migliore visione di ciò che sta avvenendo: quando gli elettori vogliono un cambiamento importante, cercano piani ambiziosi, un qualcosa che incrementa. Il reddito di base universale e altri esempi di grandi pensieri – come ad esempio l’assistenza sanitaria universale e l’università libera negli Stati Uniti – potrebbero diventare il grido di battaglia della sinistra una volta che riprende la battaglia.

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