Un bel benvenuto per il Cremlino

L’incoerenza di Trump ha dipinto l’era delle attuali relazioni Stati Uniti-Russia; anche se questa tendenza sembra che stia volgendo al suo termine.
L’imminente nomina di Jon Huntsman ad ambasciatore degli Usa in Russia, un ex governatore dello Utah e in precedenza ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, se confermata, verrà favorevolmente accolta da Mosca.
Come minimo, la decisione ridurrà le stravaganze nelle relazioni Stati Uniti-Russia, per le quali Trump non ha ancora proposto un quadro coerente.
La Russia è arrivata agli sgoccioli della sua irrazionale esuberanza per l’inaspettata vittoria elettorale di Trump. Il regime ha ormai raffreddato le aspettative per un riavvicinamento di interessi con gli Stati Uniti; sono stati accantonati i piani per un precoce vertice tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin e ormai si è capito che non ci potrà essere nessun incontro tra i due prima del vertice del G20, che si terrà a giugno, in Germania.

Il Cremlino è in attesa di un chiarimento delle politiche degli Stati Uniti sulle questioni chiave, e mentre ha ben intuito che non possono essere diverse da quelle di Obama, continua a rendere chiara la sua costernazione per le posizioni di Trump sull’Ucraina, le sanzioni, la NATO, i sistemi di difesa missilistica in Europa e il controllo delle armi nucleari. Sul sentiero delle relazioni positive, la crisi in Siria e la lotta contro l’ISIS potrebbero manifestarsi come una preda facile, e in effetti, gli ultimi incontri tra i generali russi e statunitensi sono stati produttivi; ma oltre a ciò, tuttavia, è difficile valutare dove poter imputare qualche altro positivo punto per un progresso.
Huntsman, data la sua vocale opposizione alla candidatura elettorale di Trump, è una scelta che desta sorpresa come ambasciatore a Mosca. Lui ha iniziato ad invocare l’eliminazione di Trump dopo l’espressione in cui il presidente si vantava di essere assalito sessualmente dalle donne. L’ex governatore manca anche di esperienza di Russia e dell’ex Unione Sovietica; ma, come profondo conoscitore della lingua mandarino cinese – cognizione sviluppata durante il suo periodo di lavoro come missionario mormone a Taiwan – e la sua competenza nelle relazioni USA-Cina, il diplomatico potrebbe rivelarsi utile se Trump volesse esplorare la capacità russa nel ventilato “perno per l’Asia”.
La mancanza d’esperienza russa di Huntsman, però, ha anche i suoi vantaggi: semplifica la sua conferma da parte del Senato degli Stati Uniti e anche i suoi futuri contatti a Mosca. Egli non ha un background con la Russia, anche se una sua azienda di famiglia, dalla quale lui si è tolto, ha una presenza significativa sul mercato russo fin dal 1990.
Per il Cremlino, Huntsman è un politico pesante e uno statista stagionato. È un ex candidato presidenziale e profondamente collegato alle reti repubblicane, anche se il suo rapporto personale con il presidente non è molto stretto. Il suo approccio al business può aumentare le speranze russe per ampliare un’agenda bilaterale e porre le basi politiche per delle stabili relazioni con Washington.
Anche se Huntsman attualmente opera nel Consiglio Atlantico, un think tank di Washington che non è esattamente conosciuto per il suo punto di vista pro-Mosca, lui ha poca voglia di “promuovere la democrazia”. Il suo tour diplomatico a Pechino è stato caratterizzato dal suo accento sugli investimenti e il commercio, non sui diritti umani e la democrazia.
Mosca è consapevole del fatto che gli ambasciatori degli Stati Uniti rappresentano una politica di sostegno e che non sono attori di produzione: gli ambasciatori servono i piaceri del presidente e attuano le politiche che lui prescrive.

La probabile nomina di Fiona Hill, della Brookings Institution, come Senior Director del NSC per la Russia e l’Europa (non ancora ufficialmente confermato) è arrivato a Mosca con temperato ottimismo. Hill, nel corso della sua carriera accademica e nell’intelligence (lei è stata National Intelligence Officer per la Russia nel 2007-2009) è diventata nota sia per la sua posizione realistica su Putin, così come per le sue estese reti all’interno degli ambienti che elaborano le politiche russe. Hill ha descritto Putin come “l’unico decisore”, e sostiene l’impegno più profondo tra il presidente russo e Trump.
Queste sono buone notizie per il Cremlino, e l’Ambasciatore Huntsman potrebbe essere adatto a questo ruolo; anche se avrà il suo bel da fare e lottare.

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