La continua dipendenza dalle decisioni russe

In Ucraina, la storia della corruzione e la manipolazione dei prezzi del gas naturale sono leggendarie. Allo stato attuale, però, i mercati del gas sono in gran parte corretti, mentre la corruzione e la manipolazione si sono trasferite sul carbone utilizzato per creare energia elettrica.
L’Ucraina si è allontanata dalla dipendenza delle importazioni di gas russo attraverso l’amministrazione delle forniture dall’Europa; tuttavia, l’importazione di carbone dai territori del Donbas, che non sono sotto il controllo ucraino, ha ancora una volta esposto l’Ucraina alla dipendenza delle decisioni politiche russe. Inoltre, l’imposizione di un prezzo – rapportato a quello di Rotterdam – da parte dell’autorità nazionali che regolano il prezzo del carbone per le aziende elettriche, con l’aggiunta del trasporto, ha portato ad una distorsione del prezzo di mercato, ed ha fornito utili imprevisti ai proprietari delle miniere di carbone del Donbas.

Per capire il depistaggio politico rispetto al carbone, è necessario prendere in considerazione i fatti di base del mercato internazionale del bene in questione. Il mercato del carbone per le centrali a livello globale è esteso e altamente competitivo. Il mercato con la specifica di antracite, attualmente utilizzato per la maggior parte della produzione dell’energia elettrica ucraina, è molto limitato, seppur funzionale. Mentre i costi del trasporto del carbone sono significativi nel prezzo finale, il carbone è oggetto di scambi internazionali e per le grandi distanze viene spedito via mare. A differenza del gas naturale, l’Ucraina può essere fornita da carbone prodotto dai maggiori esportatori, che includono l’Indonesia, Sud Africa, Stati Uniti, Canada e Australia.
Tuttavia, le fonti di carbone antracite sono più ristrette, con il Sudafrica che al momento è il principale fornitore. Ci sono ampie riserve di carbone nel mondo, con l’indice che si estende ben oltre i 100 anni di capacità produttiva. Negli ultimi anni, il prezzo del carbone è drasticamente diminuito prima di un parziale recupero nel 2017. Il prezzo del carbone per centrali a Rotterdam, è sceso da un picco nel 2008 di oltre 200 dollari per tonnellata, al livello di 40 dollari nel 2016, e attualmente è a 90 dollari. Questo è in parte in risposta al calo del prezzo del petrolio, ma anche a causa delle proprietà negative del carbone in materia di inquinamento e delle strategie di riduzione delle emissioni di carbonio che sono state applicate in molti paesi.
Mentre l’Ucraina ha porti, come Odessa o Mariupol, che hanno le capacità di spedire il carbone, e che in passato sono stati utilizzati per le esportazioni, attualmente le capacità degli impianti portuali per le importazioni richieste, richiedono degli ampliamenti. Un secondo fattore che in Ucraina ostacola un aumento delle importazioni di carbone, è legato alle limitazioni tecniche degli attuali impianti di produzione di energia elettrica. Circa la metà di queste strutture non possono bruciare il carbone per centrali, che è la fonte più utilizzata e disponibile di energia a livello mondiale per la produzione della forza elettrica. Mentre entrambi questi fattori possono richiedere investimenti di capitale, le eventuali future carenze di carbone possono essere risolte con importazioni eseguite dai fornitori internazionali.
Infatti, da quando con l’inizio delle ostilità le forniture dai territori occupati del Donbas sono diventate meno disponibili, l’Ucraina ha stipulato contratti per importare il carbone da altre nazioni. Questi accordi però, sono stati subito oggetto di un attacco da parte di quei soggetti che vedevano l’acquisto come un’azione contro i loro interessi. Le accuse sono state duplici: prezzo presumibilmente eccessivo e qualità del carbone inadeguata. Entrambe le accuse, se valide, potrebbero facilmente essere superate con l’adozione di un’offerta competitiva e trasparente e con la ricerca di fornitori che hanno una qualità adeguata. In effetti, anche ai nostri giorni si utilizzano delle importazioni da fonti internazionali – al di fuori della Russia. Chiaro che il contraente delle importazioni deve soddisfare due requisiti: costi economici adeguati e nessun rischio politico.
Per quanto riguarda la formula del prezzo, che il regolatore ucraino ha adottato per le utenze elettriche – fattore che deriva dal prezzo di Rotterdam, più il trasporto – non sembra che rispecchi un prezzo giusto. Il prezzo corretto da imporre in Ucraina, dovrebbe essere il costo effettivo del carbone importato in concorrenza con le forniture interne. Tali prezzi dovrebbero, senza dubbio, essere inferiori al prezzo dell’indice di Rotterdam, più il trasporto. Ad esempio, le miniere del Donbas hanno una struttura di costi notevolmente inferiore ai prezzi degli indici internazionali; inoltre, la loro produzione ha anche un suo mercato al di fuori dell’Ucraina. Di conseguenza, in un mercato aperto, queste forniture sono certamente disponibili con un notevole sconto sul prezzo indicato da Rotterdam. Inoltre, la qualità dell’antracite del Donbas (alta percentuale di zolfo e ceneri) è inferiore allo standard del mercato internazionale; come logica, il prezzo del carbone, che attualmente si riflette nei prezzi dell’energia elettrica dei consumatori, sovrastima il vero costo che potrebbe essere raggiunto.
La spiegazione della scelta della formula del prezzo da parte del regolatore e dell’uso dei materiali provenienti dai territori incontrollati del Donbas, può trovarsi solo nella corruzione e cospirazione contro gli interessi e la sicurezza dell’Ucraina. I proprietari delle miniere di carbone nella zona occupata del Donbas – che controllano anche parti sostanziali delle capacità di generare energia elettrica – hanno un chiaro interesse ad ottenere prezzi più alti e ad approvvigionare le proprie miniere. Ciò può essere ottenuto soltanto con la collaborazione del regolatore di governo, che sembra avere il controllo di tali interessi. Di conseguenza, il consumatore ucraino sta pagando prezzi eccessivi per l’energia elettrica ed è anche esposto al rischio di un blocco delle forniture per motivi politici.
La giustificazione che viene data per tali scelte, a volte deriva dal pretesto che le miniere danno occupazione al “nostro popolo” che è residente nei territori incontrollati del Donbas. Mentre l’argomento può avere qualche merito superficiale, la realtà è che le entrate derivanti dalle vendite di carbone forniscono un reddito alle forze di occupazione del Donbas e abbassano i costi russi per il mantenimento del regime separatista. Inoltre, gran parte degli introiti affluiscono e aumentano gli interessi oligarchici che sono i proprietari delle miniere. Il flusso di entrate in tal modo, sta sostenendo gli interessi di soggetti la cui lealtà verso l’Ucraina è molto discutibile e può anche essere che prolunghi il conflitto stesso. Tale presa di coscienza da parte delle forze patriottiche, ha portato al blocco degli scambi commerciali con i territori non controllati ed ha esposto il rischio strategico che implica tale commercio.
Tutti gli scambi di carbone con i territori del Donbas sotto occupazione devono essere evitati, fino a quando tali territori non saranno ancora una volta sotto il controllo dell’Ucraina.
Nel frattempo, le disposizioni per l’importazione di eventuali carenze di forniture interne dovranno essere cercate nel mercato internazionale del carbone, e il prezzo del carbone dovrebbe essere impostato in base ai costi effettivi dei contratti stipulati in condizioni di trasparenza, e non tramite un’arbitraria indicizzazione. A medio termine, l’Ucraina dovrebbe esplorare la possibilità di modificare i suoi impianti di produzione di energia elettrica e prevedere di bruciare carbone da centrale più convenzionale, che alla fine porta ad una riduzione dei costi e ad una maggiore flessibilità di approvvigionamento.

Allo stesso tempo, l’espansione delle capacità crea la diversificazione degli approvvigionamenti. La produzione nazionale potrebbe essere stimolata in base ai prezzi di mercato e quindi potrebbe aiutare a ridurre il volume delle importazioni. Tali approcci dovrebbero ridurre i costi per i consumatori di energia elettrica e contemporaneamente rimuovere l’esposizione del rischio politico legato alle forniture.
Infine, verrebbero eliminati i profitti corrotti che scorrono nelle tasche dei proprietari delle miniere del Donbas, nonché i ricavi delle forze separatiste controllate dai russi.

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