Gabriel in visita a Kiev

La scorsa settimana il vice cancelliere tedesco e ministro degli esteri Sigmar Gabriel, che, in quest’ultima funzione, ha recentemente sostituito Frank-Walter Steinmeier, ha effettuato una lunga visita ufficiale di due giorni in Ucraina.
Tipicamente, questa prima visita del capo della diplomazia tedesca in Ucraina, è avvenuta sullo sfondo delle violazioni di un ennesimo cessate il fuoco nel Donbas recentemente negoziato con lui personalmente a Monaco, durante l’incontro con i suoi colleghi ministri degli Esteri ucraino, russo e francese nel “formato Normandia”.

Dopo aver ricevuto il testimone da Steinmeier, nella staffetta verso una soluzione del problema Donbas, Gabriel si è già reso conto da solo dei pochi spazi che ha in questo caso la diplomazia. Le sue parole, “anche se nelle negoziazioni produciamo sforzi molto intensi, ma non c’è la volontà politica d’attuare gli accordi, non arriveremo a nessun risultato” testimoniano questo dato di fatto. Ha confessato d’essersi sentito “uno straccio”, dopo che tutti avevano pattuito che il 20 febbraio avrebbe dovuto iniziare il cessate il fuoco, e invece non è successo nulla, anzi la situazione è peggiorata.
Durante il soggiorno a Kiev, è apparso molto evidente che l’insediamento nel Donbas diverrà il tema chiave dei colloqui tra il vice cancelliere tedesco e la leadership ucraina. Infatti, nonostante le numerose riunioni dei ministri degli esteri nel “formato Normandia”, dei continui solleciti alla Russia affinché adempia agli impegni assunti con gli accordi di pace e che influenzi i separatisti che sorregge, non c’è stato alcun progresso nella realizzazione delle prime tre voci degli accordi di Minsk II: un cessate il fuoco sostenibile; il ritiro dei mezzi e delle armi pesanti; concessione all’OSCE di un libero accesso per monitorare il ritiro dal territorio occupato.
Finora le parole di Gabriel, che sostengono che sia prematuro sollevare le sanzioni contro la Russia perché mancano apprezzabili progressi nell’attuazione degli accordi di Minsk, infondono speranza.
“Non possiamo togliere le sanzioni, nonostante il fatto che presumibilmente tutti in Europa vogliono migliorare le relazioni con la Russia – ha affermato Gabriel, come ha riportato Deutsche Welle.
“Ora i presupposti per questo fatto semplicemente mancano, perché l’Ucraina non ha molto spazio di manovra, la Russia è in attesa dei risultati delle elezioni della Francia e Germania, e per quanto riguarda il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, non c’è alcuna certezza che lui sia interessato all’Ucraina”, ha spiegato il dottor Stefan Meister, il capo del Centro Robert Bosch per l’Europa centrale e orientale. Secondo l’esperto tedesco invece, allo stato attuale possiamo solo parlare di alleviare la situazione della popolazione della regione, attuare iniziative di soccorso e fornire assistenza tecnica. Varrebbe anche la pena di cercare di garantire una migliore applicazione del regime di cessate il fuoco. “Al momento, è semplicemente impossibile fare di più” ha sostenuto Meister.
Steffen Halling, un esperto della Fondazione per la Scienza e la Politica, vede un grosso ostacolo per poter proseguire in un dialogo costruttivo nelle differenze d’interpretazione delle questioni politiche e di sicurezza. “È la Russia che mette in mostra un’attività militare in un paese vicino, in modo tale che sta obbligando l’Ucraina ad attivare il suo diritto di difesa”.
Curiosi di conoscere le future aspettative che dovrebbe nutrire Kyiv dopo la visita del ministro degli esteri tedesco, e di capire come l’Ucraina potrebbe garantirsi un ulteriore sostegno da parte della Germania, nel caso in cui, dopo le elezioni di settembre, Angela Merkel venisse sostituita nel ruolo di cancelliere federale dal socialdemocratico, Martin Schulz, abbiamo chiesto il parere di alcuni esperti.
Sergii Solodkyi, primo vice direttore, dell’Istituto di Politica Mondiale di Kiev:
“La Germania ci ha sostenuto in tutti questi anni, ancora a partire dall’inizio dell’aggressione della Russia; ma Berlino, proprio come l’Ucraina, è stato anche ugualmente interessato all’attuazione degli accordi di Minsk. Non vorrei appuntare grandi speranze in questa visita e sostenere che ci sia qualche cambiamento nella diplomazia tedesca rispetto ai precedenti approcci tedeschi; però possiamo affermare che il ministro tedesco è ancora nella fase introduttiva della situazione. Senza dubbio, egli ha plasmato un suo punto di vista sul conflitto; ma tali visite ovviamente, potranno arricchire le sue idee se saranno supportate da alcuni importanti dettagli”.

“Vorrei vedere questa visita nel suo complesso come una visita di supporto. Infatti, dimostra che l’Ucraina rimane una delle direzioni prioritarie della politica estera della Germania. Le nostre opinioni – quelle dell’Ucraina e Germania – potrebbero differire in qualche modo nella fase di chiusura – graduale assestamento o in parallelo – eppure l’esperienza degli ultimi tre anni dimostra che Berlino prende sempre in considerazione le argomentazioni di Kiev. Chiaramente, prima di iniziare la fase politica di insediamento, è necessario affrontare i termini di sicurezza, almeno quelli di base. L’Ucraina, perdendo un pezzo dopo l’altro del suo territorio, ha più di una volta dimostrato la sua volontà politica di insediamento e di accettare compromessi: sia nel caso della Crimea, o nel cosiddetto Minsk I, o Minsk II. Credo che Berlino si sia reso conto che l’Ucraina ha esaurito il suo negozio delle concessioni”.
“L’Ucraina ha bisogno di portare il suo messaggio e dovrebbe sollecitare Berlino affinché pressi la Russia più attivamente, sia politicamente che economicamente. L’imminente elezione tedesca difficilmente potrà cambiare in modo considerevole il rapporto tedesco-russo. Martin Schulz è un critico più nitido e più esplicito della politica di Putin, anche di Angela Merkel”.
Mykola Kapitonenko, dell’Istituto per la Ricerca Sociale e Economica, Kiev:
“La posizione della Germania nei confronti dell’Ucraina modella per il 90 per cento la strategia dell’UE nei confronti del nostro paese. Da questo punto di vista è difficile sovrastimare la visita del ministro degli esteri tedesco. Tuttavia, a differenza dei suoi omologhi polacco e britannico, Sigmar Gabriel è sembrato disponibile e ha ripetuto una missione che in un qualche modo può essere sovrapposta a tutte le visite dei politici tedeschi degli ultimi anni. Sarà una combinazione di pressione e pragmatismo: il solito cocktail che ci regala Berlino”.

“La Germania è disposta ad aiutare – ma solo a condizione che l’Ucraina faccia la sua parte di lavoro. Questo approccio sarà difficile da cambiare, e il nuovo ministro probabilmente ancora una volta vorrà sottolineare esattamente tale formula. L’Ucraina per la Germania è interessante, molto di più, ad esempio, che per la Francia. Berlino sinceramente vorrebbe l’insediamento nella parte orientale dell’Ucraina, ma capisce – come noi – che non esistono soluzioni semplici. Trovare un equilibrio tra una politica nei confronti della Russia, la leadership europea e le aspettative ucraine è un compito difficile per Gabriel”.
“Eppure dovremmo ricordare che la Germania rimane il nostro partner più importante in Europa, un partner che è disposto a collaborare e apertamente condivide la nostra visione. Sarebbe bene cogliere l’occasione per cercare futuri elementi comuni, magari partendo da una costruzione dell’architettura della sicurezza europea”.

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