Il controllo delle armi nucleari

Donald Trump, sulla questione nucleare, ha inviato a Mosca segnali allarmanti. Lo strano problema strutturale sta nel modo in cui è stata impostata la proposta di “reset” con la Russia: controllo degli armamenti nucleari.
Pochi avrebbero potuto prevedere questo ostacolo. Ogni recente riavvicinamento tra Mosca e Washington è iniziato con negoziate riduzioni delle armi nucleari, test nucleari e difesa missilistica. La gestione della corsa agli armamenti nucleari è stata la carne delle relazioni bilaterali. Oltre a ciò, i due paesi hanno sempre avuto molto poco di cui parlare; oggi è ancora così.

Per la Russia, il mantenimento di un robusto quadro contrattuale e un intenso impegno con gli Stati Uniti sulla stabilità strategica, è anche una questione di proiezione di status. Questa, sottolineando le affermazioni altrimenti deludenti della Russia di uno status di superpotenza, è l’unica area in cui la Russia e gli Stati Uniti sono uguali.
Nella telefonata del 28 gennaio, Putin ha proposto di negoziare un’estensione di cinque anni del nuovo trattato START, firmato dai presidenti Obama e Medvedev nel 2010, e in scadenza nel 2021.
Questo doveva essere un gioco da ragazzi – facile e prevedibile. Tuttavia, Trump ha definito il trattato un “cattivo affare” per l’America e che favoriva solo la Russia. Putin è saltato sulla sedia. Donald Trump sulla questione nucleare ha spesso mandato segnali allarmanti a Mosca. Dopo aver vinto le elezioni di novembre, ha scritto su Twitter che gli Stati Uniti “devono notevolmente rafforzare ed espandere la propria capacità nucleare fino al punto in cui il mondo si renda conto delle armi nucleari”. Alla domanda al “Morning Joe” di MSNBC, su cosa Trump volesse dire, il presidente ha risposto raddoppiando: “Lascia che ci sia una corsa agli armamenti. Noi li sorpasseremo ogni volta e tutti sopravviveranno”.
Mosca, inizialmente ha cercato di minimizzare queste affermazioni. Il Cremlino ha osservato che fintanto che gli Stati Uniti rimanevano entro i limiti del Trattato e non cercavano un vantaggio unilaterale, avevano il diritto a modernizzare il loro arsenale nucleare. La triade nucleare degli Stati Uniti non viene modernizzata dai primi anni 1980, e, nel 2010, i repubblicani al Congresso avevano spinto attraverso un programma di 100 miliardi di dollari per sostituire quasi tutte le armi strategiche esistenti. Non è una novità a Mosca.
Il nuovo inizio, tuttavia, è un cambio di gioco. L’accordo del 2010 richiede che entrambe le nazioni riducano i loro arsenali entro il mese di febbraio 2018, a 700 lanciatori strategici schierati e a 1550 testate schierate. Si tratta di una situazione di parità, con nessun lato che guadagna un vantaggio se i limiti verranno applicati anche oltre il 2021. La Russia però, è stata irritata dagli inquietanti commenti sulle armi nucleari di Trump.
Non è chiaro il motivo per cui Trump pensi che sia “un cattivo affare per l’America”. Forse è stato “aizzato” dalle preoccupazioni allarmistiche dei circoli repubblicani, che sostengono che ora la Russia ha superato il limite delle testate già schierate di 246 unità. Ma in realtà, questo deriva da una sovrapposizione di nuovi sistemi che stanno andando a sostituire quelli vecchi dismessi. La Russia smantellerà i vecchi missili balistici intercontinentali SS-18 e sottomarini Delta-III entro febbraio 2018. Nel più recente conteggio bilaterale di settembre, la Russia in realtà aveva 173 lanciatori in meno degli Stati Uniti. Questo dà un reale vantaggio: le testate possono essere spostate, ma i lanciatori forniscono la reale struttura strategica e il loro numero non può essere aumentato rapidamente. Se Trump rende questo vantaggio maggiore, la Russia per ristabilire una certa parità, si vede costretta ad una corsa agli armamenti. Mosca si trova in un vicolo cieco. Lei non vuole un controllo delle armi nucleari per dominare l’agenda con Trump. Infatti, ritiene che questo sia il difetto cruciale del “reset” Obama-Medvedev, quando la Russia è stata “ingenua” nel fare delle concessioni su temi di interesse per gli Stati Uniti, mentre le presunte e percepite priorità di Mosca – l’allargamento della NATO e la sfera di influenza post sovietica della Russia – sono state ignorate. Mosca con Trump, è proiettata a correggere questo “errore”, e vuole collegare tutto in un “grande patto” in cui gli interessi russi in Ucraina e di sicurezza europea possano eliminare le questioni nucleari.

In Russia in questi giorni c’è poco appetito per ulteriori riduzioni nucleari. Mosca considera indispensabile per la sicurezza della Russia una robusta postura nucleare. Il Cremlino crede che scendendo sotto le 1550 testate strategiche schierate, come Obama ha proposto nel 2013, sia troppo rischioso.
Il fatto che la Russia possa avere intenzionalmente violato il Trattato INF con la distribuzione di missili da crociera di lungo raggio lanciati da terra, evidenzia una mancanza russa di interesse per il controllo delle armi strategiche e la sua non attenzione per le contingenze statunitensi – cioè la Cina.
Detto questo, Mosca ha poca scelta se non cercare di limitare l’amministrazione Trump con accordi giuridicamente vincolanti sul controllo degli armamenti. Ciò richiederà ulteriori tagli di armi strategiche e anche non strategiche – una grande preoccupazione per gli Stati Uniti, considerato che il presidente americano ha appena annunciato un aumento delle spese di 54 miliardi e forse più.
La Russia non è entusiasta di questa idea, ma potrebbe esserne convinta. Una revoca delle sanzioni degli Stati Uniti alla Russia in cambio di drastici tagli nucleari – un’idea che Trump ha già proposto – potrebbe essere un affare appetibile per il Cremlino. Non so quanto per gli USA ora, però. 

Lascia un commento