Un ritorno al passato

Ormai tutti sono concordi che l’interferenza russa nella campagna presidenziale americana rappresenti una fondamentale nuova sorta d’intrusione nel funzionamento interno di una democrazia moderna; ma gli sforzi del Cremlino sono solo un rilancio del comportamento segreto sovietico che risale alla guerra fredda.
Il mese scorso, l’ex direttore della CIA, Michael Hayden ha spiegato, che durante la campagna elettorale presidenziale 2016, il Cremlino aveva usato una “campagna di influenza occulta” che “è stata probabilmente il maggior successo storico moderno di intrusione”; ma gli sforzi del Cremlino, progettati per aiutare l’eletto Donald Trump, che secondo l’opinione comune della intelligence degli Stati Uniti, ITA, sono così nuovi, in realtà, sono una ripresa di un segreto comportamento sovietico che risale alla guerra fredda.

Le recenti ingerenze russe, infatti hanno coinvolto alcune tecniche innovative, tra cui il rilascio delle informazioni raccolte clandestinamente e la penetrazione nel server di posta del Comitato Nazionale Democratico; ma principalmente il Cremlino ha trovato nel mondo Facebook, in cui le narrazioni multimediali sono facili da manipolare e la fiducia del pubblico nei media tradizionali è arrivata al livello più basso, un ambiente ricco di obiettivi.
Come ha spiegato il direttore della Sicurezza Nazionale in un rapporto non classificato, le operazioni durante le elezioni degli Stati Uniti “hanno seguito una strategia russa di vecchia data, che si fonde con segrete operazioni di intelligence, ad esempio con gli sforzi informatici delle attività governative russe, i media finanziati dallo stato, gli intermediari di terze parti, e gli utenti pagati dei social media, o troll”.
Una campagna globale però, dovrebbe essere familiare a qualsiasi studente di storia: sforzi simili alla sovversione erano dilaganti durante la guerra fredda: i sovietici e i loro partner, tra cui la Stasi della Germania dell’Est, hanno inteso che tali operazioni potessero sfruttare le crepe delle democrazie occidentali.
Nei primi anni 1980, per esempio, il KGB ha messo in atto un’importante spinta segreta per fermare il dispiegamento dei missili nucleari a medio raggio statunitensi in Europa occidentale. I sovietici hanno fatto di tutto per incoraggiare e manipolare i popolari movimenti della pace europei, che erano arrivati anche a manifestare contro tutte le armi.
Secondo i rapporti declassificati della CIA, Mosca ha utilizzato di facciata una rete di gruppi, con  pagamenti segreti per gli attivisti e con oggetti inviati “pronti per essere stampati”. I russi attentamente, hanno anche convogliato ai media dei temi simpatici propagandistici, con della disinformazione e dannosi falsi di documenti ufficiali degli Stati Uniti e della NATO.
Per resistere a questa ambiziosa campagna segreta del KGB sono stati coinvolti i più alti livelli del governo degli Stati Uniti. Nel gennaio del 1983, il direttore della CIA, William Casey, ha inviato una nota segreta al presidente Ronald Reagan e ai suoi consiglieri nella quale spiegava i risultati della sua agenzia. I top funzionari di Reagan hanno deciso che le rivelazioni erano troppo esplosive per tenerle segrete. “Le abbiamo pubblicate e diffuse ampiamente all’interno del governo e agli alleati, e, infine, abbiamo fornito una versione non classificata per uso pubblico”, ha scritto Robert Gates, l’allora capo del ramo analitico della CIA, nel suo libro di memorie del 1996 “From the Shadows”.
Il KGB e i suoi servizi segreti alleati hanno anche cercato di ribaltare le elezioni che si sono svolte negli Stati Uniti, Europa occidentale e nel Terzo Mondo. Al culmine del dibattito sul dispiegamento dei missili americani in Europa, i sovietici hanno organizzato quello che il governo del cancelliere, Helmut Kohl, ha definito “una massiccia campagna di propaganda di interferenza negli affari della Germania Occidentale” per forzarne l’estromissione nel marzo 1983 dalle elezioni del Paese. Ma lo sforzo Sovietico è fallito. La grezzura sovietica “stampa e commenti” messa in scena con le “ dimostrazioni dei lavoratori” hanno inorridito il partito di Kohl e anche l’opposizione dei socialdemocratici.

La mano pesante di simili campagne negli anni 1970 e ’80, spesso comprometteva la loro efficacia. Come ha spiegato nel 1990, il disertore del KGB, Vasili Mitrokhin, gli avamposti del KGB negli Stati Uniti erano già stati preordinati nel 1983 “per acquisire contatti con il personale di tutti i possibili candidati alla presidenza e nei partiti … hanno aperto punti in tutto il mondo nei quali diffondevano lo slogan “Reagan significa guerra!”. Le operazioni sono state un vero disastro. Altri sforzi del KGB che hanno avuto più successo sono stati effettuati in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina, dove sono stati usati strumenti di propaganda sovietici e documenti falsi per ferire gli interessi degli Stati Uniti. A metà degli anni 1980, i sovietici hanno diffuso una falsa direttiva del Consiglio di sicurezza nazionale che pretendeva di dimostrare la volontà dell’amministrazione Reagan a sviluppare una capacità di un primo attacco nucleare. Nell’era pre-Internet, tale assurdità ha circolato ancora per molti lunghi anni.
Secondo i veterani del Dipartimento di Stato e gli storici dell’intelligence, gli esperti di falso sovietici hanno anche inventato i rapporti che gli scienziati delle armi biologiche del Pentagono avessero creato l’HIV, oppure, che i ricchi americani segretamente importassero i bambini dall’America Latina per utilizzarli a fare i trapianti di organi, o che la CIA fosse la responsabile dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II.
Queste tattiche trovano eco ancora nei titoli di oggi. In Francia, Emmanuel Macron, che spera di sconfiggere la preferita Marine Le Pen nelle elezioni presidenziali di maggio, sta subendo un’enorme campagna diffamatoria che sostiene che lui è segretamente gay.
La “storia” è diventata virale questo mese, dopo che Sputnik, un’agenzia di stampa controllata dal Cremlino, ha asserito che il signor Macron ha “dietro di lui le molto ricche lobby gay”.
Nel 1960 e ’70, il KGB ha diffuso voci simili su due dei nemesi leggendari dell’Unione Sovietica, il capo della FBI, J. Edgar Hoover e il senatore Henry “Scoop” Jackson. Come Mitrokhin, il disertore del KGB ha scritto in seguito, il KGB ha cercato di diffondere voci nei media americani che Hoover aveva promosso “gli omosessuali dai quali si aspettava favori sessuali”. In un’operazione del 1976 contro Jackson, il KGB ha forgiato una nota in cui Hoover “ha riferito” che nel 1940 il senatore era gay, ed è stata inviata ai giornali durante la campagna presidenziale di Jimmy Carter.
Con le elezioni che sono in arrivo quest’anno in Germania, Paesi Bassi e forse in Italia, la volontà del Cremlino di utilizzare il suo kit di strumenti in stile KGB, ha messo in allerta tutti i servizi di intelligence di tutto il continente. In Germania, per esempio, è stata emessa nel gennaio 2016 una finta storia di un tentato assalto sessuale su una adolescente russo-tedesca da parte di rifugiati del Medio Oriente, notizia diffusa anche dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e il suo fine era di cercare di alimentare la rabbia popolare contro Angela Merkel – probabilmente il più importante nemico straniero di Putin.

Il Cremlino non ha nessun imbarazzo della sua schifosa opera, come si vede dai modi compiaciuti di Putin, quando si è sdraiato sulla domanda riguardo l’hacking delle e-mail della campagna DNC e Clinton: “Senti, non importa chi ha hackerato questi dati? – ha sostenuto lo scorso settembre – La cosa importante è il contenuto che è stato dato al pubblico”.
L’Occidente, in altre parole, con i russi si trova su un campo da gioco fin troppo familiare; nell’era Reagan, c’è stata una grande impresa con il coinvolgimento del personale del Dipartimento di Stato, la CIA, l’Agenzia di Informazioni Stati Uniti e di altri per contrastare la propaganda e influenzare le operazioni di Mosca.
Il tempo è passato, ma è arrivato il momento per l’Occidente di ricordare come è riuscito a contrastare le bugie russe e di agire in conseguenza.

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