Merkel non sta crollando

Molte persone sembra che siano in attesa delle pubbliche scuse da parte di Angela Merkel. Il suo partito, l’Unione Democratica Cristiana, nelle ultime elezioni ha avuto pochi sostenitori, e più di recente, nelle elezioni parlamentari del 18 di settembre a Berlino, la CDU ha preso una nuova batosta. Il motivo: una reazione alla bontà d’animo mostrata da Merkel l’anno scorso nei confronti dei rifugiati.
Quest’anno, nei cinque Länder nei quali si sono tenute le elezioni, la Merkel ha vissuto solo sconfitte. La maggior perdita di favori del suo partito – un calo di 12 punti percentuali rispetto al risultato 2011 – è avvenuta nel Baden-Wuerttemberg, il ricco Länder sud-occidentale che quest’anno ha ricevuto il maggior numero di domande di asilo – più di 75.000. A Berlino, la CDU ha perso 5,8 punti percentuali, con il risultato che ha distrutto la coalizione che governava la città, CDU-socialdemocratici: nel consiglio comunale il partito di Merkel ha perso la maggioranza, mentre i socialdemocratici che hanno vinto, ora devono cercare una configurazione diversa, eventualmente con altri partner.

Merkel, dopo ogni fallimento elettorale ha espresso delusione, ma mai si è rammaricata d’aver concesso l’accesso a più di 1 milione di rifugiati. Anche così, molte riviste si sono accanite contro il discorso del Cancelliere del 19 settembre, e sono uscite con titoli “mea culpa”, o con altre che sostenevano che Merkel volesse “tornare indietro sulla sua scelta con i rifugiati”; eppure lei non ha mai chiesto né scusa, né pentimento.
“Se potessi, vorrei tornare indietro di molti, molti anni – ha sostenuto nella conferenza stampa post-elettorale – in modo tale da potermi confrontare meglio con l’intero governo e tutti i responsabili, e poter gestire in maniera idonea la situazione che ho affrontato da impreparata nella tarda estate del 2015 – poi ha aggiunto – nessuno, me compresa, vorrebbe una ripetizione”. Si è poi lamentata perché, la sua famosa frase, detta durante il grosso flusso di rifugiati, “Wir schaffen Das” o “siamo in grado di gestire la cosa”, si fosse trasformata in una formula vuota che “ha portato molte persone a pensarla come una provocazione, anche se per me era una certezza e una fonte di ispirazione”.
Interpretare questo atteggiamento della Merkel come una scusa è un pio desiderio: lei ha solo ammesso gli errori di esecuzione e di comunicazione. In effetti, la crisi dei rifugiati, è stata gestita con tante problematiche dagli insolitamente elevati standard della burocrazia tedesca: centinaia di migliaia di domande di asilo hanno intasato il sistema, ci sono state scene di folla disperata nei centri di registrazione, la distribuzione dei rifugiati in tutto il paese è stata un incubo logistico e le comunicazioni del governo sullo stato dell’arte erano spesso in preda al panico. Ora, la maggior parte dei problemi sono stati risolti con un aumento del personale per il servizio di migrazione e con procedure più snelle redatte con l’aiuto di consulenti di management. Inoltre, la Merkel, a capo dell’accordo di restituzione dei migranti tra l’Unione europea e la Turchia, ha drasticamente ridotto gli afflussi. Nel mese di luglio, il parlamento ha approvato una legge innovativa che prevede un percorso d’integrazione dei rifugiati che hanno intenzione di rimanere in Germania: devono imparare il tedesco, ma hanno anche il permesso di accedere a lavori precedentemente riservati ai cittadini dell’Unione europea.
Gli attacchi contro le donne a Colonia alla vigilia di Capodanno hanno portato la polizia a stringere i controlli e da allora non ci sono più stati disordini simili. Un recente scontro tra rifugiati e cittadini di destra nella città orientale di Bautzen, è stato gestito in modo efficiente e senza feriti gravi. I recenti immigrati di quest’anno hanno effettuato diversi attacchi terroristici, ma ancora una volta, la polizia si è distinta ed è riuscita a bloccare le attività, portando il conteggio delle vittime a numeri significativamente inferiori a quelli degli ultimi attentati avvenuti in Francia e Belgio.
Tutto sommato, il governo di Merkel, i legislatori, la macchina burocratica e l’applicazione della legge tedesca hanno dimostrato che, in effetti, la Germania è in grado di gestirli.

“Ho la sensazione – ha sottolineato Merkel alla conferenza stampa – che siamo usciti da questa fase in un modo migliore di quando stavamo per entrarci. La Germania non cambierà le sue fondamenta. Chi, se non noi, dovrebbe essere in grado di ricavare qualcosa di buono da questa esperienza”.
Questa persistenza di fronte alle continue sconfitte segna caparbietà e coraggio. Gli alleati di Merkel – in particolare Horst Seehofer, il leader del partito bavarese fratello della Cdu, che da tempo si oppone alla politica dei rifugiati – sono preoccupati per le prospettive elettorali del partito. Una delle caratteristiche più forti del Cancelliere, tuttavia, è la sua capacità di mantenere la calma e di aspettare che le tempeste si acquietino. La prossima elezione federale non avverrà fino a settembre 2017. Ci saranno altre tre elezioni regionali prima di allora, con la prima che scadrà a marzo. C’è un sacco di tempo per Merkel per dimostrare che la crisi viene gestita con successo e che gli errori del passato sono stati corretti. Anche se la popolarità della Cdu è scesa a circa il 30 per cento, dal 41,5 per cento delle elezioni del 2013, è ancora di gran lunga il partito più forte della Germania, quindi lo stoicismo della Merkel si fonda sull’ottimismo.
Il suo desiderio di correggere gli errori e di comunicare di più suggerisce che lei probabilmente correrà per il quarto mandato di cancelliere. Anche se alcuni credono che lei si sia scavata una fossa per sé e per la CDU, Merkel non può lasciare che il partito si scavi la fossa da solo senza di lei.

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