La Russia nell’Atlantico

Nel Nord Atlantico si sta aprendo una nuova competitiva arena. Le ambizioni geopolitiche russe nel Baltico, Mar Nero, Ucraina e anche nel Medio Oriente, hanno rovesciato ogni parvenza di riavvicinamento dei due storici avversari: la NATO ha costruito una sua presenza militare lungo il suo fianco orientale e rinnovato la sua postura deterrente; ma nella sua corsa a fortificare questi fronti, rischia di lasciare aperta una vulnerabilità nel collo di bottiglia della guerra fredda, noto come il GIUK Gap.
Il GIUK Gap denota la linea marittima tra la Groenlandia, l’Islanda e il Regno Unito – GIUK appunto – che fungeva da perimetro difensivo della NATO durante la guerra fredda. Nel caso di una guerra in Europa, l’Unione Sovietica, per isolare gli Stati Uniti e il Canada dai loro alleati europei, avrebbe dovuto violare la linea. In breve, era l’analogo marittimo del Fulda Gap [la denominazione data nei paesi della NATO all’area pianeggiante situata tra il vecchio confine tedesco-orientale e Francoforte sul Meno in Germania].

Durante la Guerra Fredda, la NATO nel Nord Atlantico aveva mantenuto una stretta sorveglianza aerea e marittima, con una presenza sostenuta di sottomarini e una complessa rete di sistemi di sorveglianza audio. Da quando la minaccia sovietica si è sbiadita, la NATO in parte ha abbandonato i suoi controlli, spostandoli nelle complesse operazioni dei Balcani, Libia e Afghanistan; ma oggi non può più ignorare l’importanza del gap: la Russia sta aumentando la sua presenza militare nel Nord Atlantico, la NATO si sta atrofizzando.
Il GIUK Gap è ancora l’unico punto attraverso il quale la Russia può proiettare la sua potenza nell’Oceano Atlantico al di là del mare Baltico; quindi resta la più grande porta verso l’Oceano Atlantico e strategicamente la più importante per la Flotta russa del Nord.
La NATO non ha bisogno di pensare al GIUK Gap in termini di guerra fredda; ma tuttavia, deve riconoscere che il Nord Atlantico potrebbe essere il prossimo punto di riferimento di un’aggressione militare russa.
Facendo seguito ai modelli usati dalla Russia nelle sue ultime azioni, l’eventuale aggressione, per evitare d’attivare l’articolo 5 della clausola di difesa collettiva della NATO, potrebbe assumere molte forme, ma sempre sotto la soglia del conflitto palese.
I metodi favoriti dalla Russia per violare il territorio marittimo NATO e il suo spazio aereo li abbiamo visti con gli aerei da guerra e i sottomarini russi che hanno costeggiato o violato gli spazi aerei e le acque degli Stati Baltici, Regno Unito, Canada, Danimarca, Islanda, Norvegia e quelli dei partner fondamentali della NATO, Finlandia e Svezia. Alcune di queste incursioni seguono gli schemi di routine che risalgono ai tempi della guerra fredda, altri hanno lo scopo di raccogliere informazioni e di sorvegliare le nuove capacità militari della NATO; altri ancora, come il ronzio attorno alla Donald Cook, sono mosse provocatorie destinate a mostrare le forze russe agli alleati NATO. Queste attività comunque, hanno esposto le imbarazzanti lacune presenti nelle difese dei membri della Alleanza.
Ad esempio, il Regno Unito ha dovuto chiedere l’aiuto dei suoi alleati della NATO per rintracciare un sospetto sottomarino russo che stava sondando la sua base sottomarina Faslane – dove si trova la spina dorsale della forza nucleare del Regno Unito.
I cavi di comunicazione globali corrono lungo il fondale dell’oceano Nord Atlantico nei pressi del GIUK Gap, questi portano quasi tutto il traffico Internet globale e in passato i sottomarini russi li hanno pericolosamente costeggiati: è chiaro che in assenza di una presenza NATO, se le tensioni tra la Russia e l’Occidente in Ucraina, nei paesi Baltici, Siria o da qualsiasi altra parte dovessero peggiorare, potrebbero far crescere le preoccupazioni che i cavi possano venir interrotti.

La Russia nel Nord Atlantico con i suoi sottomarini ha anche iniziato a rafforzare i suoi sistemi a lungo raggio “anti-nave e anti-aereo, creando zone anti-accesso / aree di divieto (A2 / AD) dove gli aerei e le navi della NATO non possono muoversi senza il timore d’essere abbattuti o affondati. Con una forza sufficiente nel Nord Atlantico la Russia potrebbe in effetti, isolare il Nord America dall’Europa.
Recentemente è stata notata la presenza del sottomarino di classe nucleare d’attacco Yasen, che è uno dei mezzi più avanzati e il più silenzioso al mondo, questo potrebbe operare incontrastato nel Nord Atlantico senza una risposta adeguata degli Stati Uniti e della NATO. Durante la Guerra Fredda, la NATO ha costruito un livello sofisticato di reti di difesa e di sorveglianza marittima per bloccare tali mosse, ora la NATO non ha rinnovato più nulla, anzi la sua difesa sul territorio si è spenta quasi del tutto. L’alleanza deve ora adottare misure per ricostruire e recuperare il GIUK Gap, anche se fortunatamente per una tale programmazione non si richiedono né massicci investimenti, nuove strategie o significative re-impostazione militari.
Un confronto nel ventunesimo secolo tra la NATO e la Russia non verrà vinto nello spazio GIUK; tuttavia, data la sua importanza strategica, potrebbe rappresentare una falla occidentale molto importante. Il GIUK Gap è la porta marittima attraverso la quale la maggior parte della potenza navale russa deve passare per accedere al mare aperto. E, mentre il ghiaccio artico si restringe, nella zona si prevede un incremento delle attività militari e civili con grande rischio per i collegamenti delle comunicazioni globali. Per sostenere la sicurezza nella regione e tenere “calma” la Russia, la NATO deve prendere misure per ricostruire le sue difese in questo collo di bottiglia della guerra fredda.

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