Putin mette in guardia contro il cambio dei confini europei

Vladimir Putin, durante una conferenza stampa alla vigilia del 77° anniversario dell’inizio della Seconda Guerra mondiale con il capo editore di Bloomberg, John Micklethwait, ha sostenuto che chiunque volesse “rivedere i confini stabiliti alla fine della seconda guerra mondiale, sia in Europa che in Asia, avrebbe aperto un vaso di Pandora che avrebbe portato a sempre maggiori problemi”.
Il leader del Cremlino, in occasione dell’anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, durante l’intervista con il media Bloomberg, ha ribadito una sua posizione che riflette la persistente centralità del secondo conflitto mondiale, ma ha anche dichiarato che i confini degli stati europei sono ora diversi da quelli che la stessa guerra aveva definito.
“Se cominciamo a rivedere i risultati della seconda guerra mondiale, dovremmo iniziare a parlare di un tema scottante che potrebbe coinvolgere non solo Kaliningrad, ma tutte le terre orientali della Germania, Lviv che faceva parte della Polonia e così via… e anche l’Ungheria e la Romania”.

“Se qualcuno vuole aprire questo vaso di Pandora e dedicarsi a questi problemi, è pregato di iniziare con le bandiere in mano – ha proseguito il presidente russo – Vediamo ad esempio, le isole Curili sequestrate dall’Unione Sovietica al Giappone nel 1945; tale trasferimento è stato riconosciuto da una serie di accordi internazionali e non deve essere messo in discussione”.
[Un cenno storico recente sulle Isole Curili.
A seguito della disfatta russa nella guerra tra i due imperi nel 1904-1905, le Curili vengono confermate al Giappone (Trattato di Portsmouth) (che ottiene il possesso della metà meridionale di Sachalin e il protettorato sulla Corea), dando il via alla politica giapponese di espansione imperialistica sul continente.
Tra l’agosto e il settembre del 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, tenendo fede agli accordi presi a Jalta (in cui l’URSS si impegnava ad entrare in guerra contro il Giappone se al termine delle ostilità in Europa la guerra nel Pacifico fosse stata ancora in atto), l’Armata Rossa occupò le isole Curili per assicurarsi definitivamente il controllo sugli stretti di fronte alla base navale di Vladivostok sul Pacifico, potentemente armata e vitale per il controllo dell’area nord del Mar del Giappone e del Pacifico nordoccidentale.
Nel 1952 il Trattato di San Francisco venne ratificato. In questa occasione il Giappone intendeva rinunciare a qualsiasi diritto sulle Curili. L’Unione Sovietica non volle firmare il trattato e quindi, secondo Tokyo, sulla questione bisogna fare riferimento al Trattato di Shimoda, del 1855, stipulato fra Giappone e Russia. Il trattato prevedeva una linea di confine che lasciava al Giappone le quattro isole più meridionali delle Curili: Kunashiri, Iturup, Shikotan e Habomai. La posizione del Giappone è che nelle conferenze di Jalta e Potsdam si parla rispettivamente di rinuncia giapponese alle Isole Curili (senza tuttavia menzionare l’accettazione della sovranità sovietica sull’arcipelago) nel primo e dei territori sottratti dal Giappone con la forza. Il Giappone (che ha sempre chiamato le quattro isole più meridionali Territori del Nord) sostiene che le isole in questione tecnicamente non facevano parte delle Curili per ragioni amministrative e che esse non erano mai state sotto sovranità russa prima del 1945, quindi non si può loro applicare né la definizione di Jalta né quella di Potsdam. La Russia sostiene che queste pretese sono infondate in quanto geograficamente le isole appartengono all’arcipelago menzionato a Jalta e dal trattato non firmato di San Francisco
Il Giappone, per secolari problemi di sovrappopolazione considera le isole una potenziale soluzione a questa situazione, dato che la vita nelle isole, dal clima molto rigido, sarebbe oggi più accettabile che in passato].
“Dal punto di vista russo, non vogliamo trasferire le due piccole isole – ha spiegato Putin – e non vogliamo rinunciare ad un territorio per il quale dei soldati sovietici hanno versato il loro sangue. La posizione russa non è cambiata. Questi tentativi da parte giapponese e le offerte di cooperazione economica non hanno portato a un cambiamento. I russi vedono che il Giappone sta cambiando la sua posizione, ma la Russia non la cambia, quindi non c’è motivo per il Giappone d’essere ottimista. Ci saranno legami economici più stretti, ci potranno anche essere più stretti legami di sicurezza, ma la disputa territoriale rimarrà stabile. La cosa fondamentale per me è che la Russia non commercia sui territori”.
Allo stesso tempo, Putin ha suggerito che altre controversie di frontiera non derivanti dalla sfida del 1945, hanno uno status diverso. Russia e Cina, ha insistito il presidente russo, hanno concordato aggiustamenti di confine dopo 40 anni di colloqui, proprio perché il confine tra di loro non aveva nulla a che fare con l’esito della seconda guerra mondiale.

Altre variazioni di confine che lui, Vladimir Putin, ne è stato l’artefice, tra cui il distacco dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud dalla Georgia nel 2008 e soprattutto l’annessione russa della Crimea ucraina sono fuori dal tavolo, e non possono essere messe in discussione. Non c’è alcuna base per un “ritorno” al loro status precedente.
Ciò che è ancora peggio, anche se lo stesso Putin non ne ha parlato nell’intervista, è che i commentatori pro-Cremlino stanno a gran voce chiedendo più revisioni dei confini nello spazio post-sovietico. L’ultima proposta di “revisione dei confini” di questa settimana, ad esempio, ancora una volta riporta che l’Ucraina dovrebbe essere divisa in due parti, una senza sbocco sul mare, per Kiev, e una per Mosca: la “Nuova Russia”.

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