Sempre sull’orlo di un burrone

Due anni dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha annesso la Crimea e ha cominciato a destabilizzare l’Ucraina orientale, le tensioni sono di nuovo in aumento con molti analisti ed esperti militari che suggeriscono che il presidente russo si stia preparando per l’ennesimo confronto militare con il governo filo-occidentale di Kiev.
Data l’infinita capacità d’intimidazione e imprevedibilità, è possibile che il signor Putin stia semplicemente minacciando una crisi per rafforzare la sua mano diplomatica e districare la Russia dalle sanzioni economiche che le sono state imposte dagli occidentali all’inizio del 2014; eppure le provocazioni, a prescindere dalle sue intenzioni reali o finte, potrebbero andare fuori controllo. Si rende necessario per l’Europa e gli Stati Uniti mantenere le sanzioni in atto e ricordare costantemente a Putin, che non saranno sollevate fino a quando non avrà riportato la pace in Ucraina.
Il cessate il fuoco, concordato 18 mesi fa tra le forze ucraine e le forze ibride russe con l’aiuto di Germania e Francia, è in costante e continua erosione, mentre i recenti commenti di Putin hanno aggiunto solo ulteriore tensione. La scorsa settimana il presidente russo ha accusato l’Ucraina di pianificare attacchi terroristici in Crimea e ha sostenuto che uno scontro con dei “sabotatori” ucraini aveva portato alla morte di due militari russi nella città di Armyansk, vicino al conteso confine con l’Ucraina. “Non c’è dubbio che noi non lasceremo passare impunite queste cose – ha avvertito Putin in una nota presidenziale.

Alle preoccupazioni per le intenzioni di Putin si deve aggiungere un accumulo militare, iniziato nel mese di maggio, con il dispiegamento di truppe supplementari e armi nei pressi dei confini settentrionali, orientali e meridionali dell’Ucraina; tra il 7 e il 12 agosto, la Russia ha inviato unità navali e aeree, forze di terra e materiale militare per rafforzare le forze ibride russe sia nel Donbas che in Crimea – rende noto l’Istituto per lo Studio della guerra, che segue quotidianamente il conflitto – venerdì scorso, un giorno dopo che le forze terrestri e navali russe hanno condotto i loro giochi di guerra in Crimea, Putin ha scrollato ulteriormente il piatto visitando una base aerea nei pressi di Sebastopoli.
Da qui sgorga il gioco delle ipotesi. Il signor Putin ha seriamente intenzione d’appropriarsi illegalmente di ulteriore territorio di una nazione sovrana? Lui si crogiola nell’imprevedibilità. Lui gode nel mantenere i suoi avversari sui bordi; ma è anche vero che nel 2008 ha iniziato una guerra con la Georgia e ha inviato aerei e truppe in Siria a nome del presidente Bashar al-Assad. Ora però, c’è da considerare che l’economia di Putin è un casino, che di per sé è una ragione per chiedersi se lui si possa intrappolare in un conflitto più ampio in Ucraina con il rischio di sanzioni ancora più dure, quando ciò che vuole veramente è che le sanzioni gli vengano tolte.

Il suo guadagno diplomatico intelligente, almeno per il momento, è concentrato nell’idea che ciò che dopo è reale sia il miglior affare. Con l’Europa si è concentrato sulla crisi dei rifugiati e sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, in America è inchiodato nell’elezione presidenziale, questo è chiaramente il momento, mettendo l’Ucraina fuori equilibrio con la minaccia di una guerra più ampia, per far aumentare le tensioni e cercare di ottenere quello che sono essenzialmente i suoi obiettivi economici e politici.
Tra questi c’è la modifica dell’accordo di Minsk II del 2015, che avrebbe dovuto portare a un cessate il fuoco permanente; un ritiro delle truppe e delle armi pesanti dai punti chiave nella zona di conflitto; riforme politiche ucraine, tra cui le elezioni. Ma, anche se ci sono violazioni da entrambe le parti, l’affare è naufragato a causa della Russia e dei suoi alleati filo russi. I tedeschi, i francesi e gli americani stanno sollecitando la Russia a partecipare ai negoziati di pace in Ucraina a margine del vertice del G-20 del mese prossimo in Cina, ma finora Putin si è rifiutato.
L’Unione europea alla fine di quest’anno si prevede che rinnovi le sanzioni, ma alcuni paesi, come l’Italia, sono desiderosi di riprendere l’attività economica con la Russia e non vogliono aspettare che l’accordo di Minsk sia pienamente attuato. Putin, che sta origliando come uno speleologo dell’anima, non può essere ricompensato per la sua aggressività.

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