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I salti carpiati del Cremlino, l’incontro dei due machos e l’odioso Trump spingono la Russia ad utilizzare ancora una volta il mese di agosto per rafforzare la propria posizione in campo internazionale.
Agosto, il tradizionale mese delle ferie occidentali, a Mosca è la stagione in cui il calore interrotto da improvvisi temporali ti porta a fare il bagno nei fiumi freddi e a sperimentare fitte di rimpianto di estati che non sono mai state piene di successo. Inoltre, è la tradizionale stagione russa dei disastri: il tentativo di colpo di stato della linea dura che ha portato alla caduta del comunismo nel 1991; il collasso finanziario del 1998; l’inizio della seconda guerra cecena nel 1999; l’affondamento del sottomarino Kursk nel 2000; l’invasione russa della Georgia nel 2008; lo scoppio della diga idroelettrica nel 2009; i devastanti incendi nel 2010; e le catastrofiche inondazioni nel 2011 – sono capitati tutti nel mese di agosto. I russi la chiamano la “maledizione di agosto” – anche se può essere in gioco l’apofenia – il riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza senso.

Maledetto o no, agosto 2016 è certamente ricco di minacce, causate dalle purghe del Cremlino, i crescenti colpi di tamburo di accuse contro l’Ucraina e l’atmosfera olimpica a Mosca, che è una febbrile miscela di orgoglio ferito e belligeranza.
Quando la Russia non vede i suoi atleti sul podio a Rio – quest’anno succede abbastanza spesso – i concorrenti vincenti sono descritti dalla televisione di stato come “vincitori grazie al “russofobico” stabilimento sportivo internazionale”; allo stesso tempo, il divieto totale degli atleti russi proposto dall’Associazione World Anti-doping – rovesciato all’ultimo minuto dal Comitato Olimpico Internazionale – è descritto come un complotto americano.
L’accusa russa che l’Ucraina vuole minare la “stagione turistica della penisola di Crimea” ha trovato appoggio sui falsi “sabotatori ucraini” e sulla dichiarazione di Putin che Kiev si sta dedicando al “terrorismo” invece che discutere di piani di pace. Alcol e caldo non sono mai stati una buona miscela, rischiano spesso di far travisare le cose, ma principalmente l’alcol è un propellente che manda lo spirito in orbita: forse è questo una parte del segreto della “maledizione d’agosto” russo.
Nel calore delle attività contro-sovversive, i suoi ideatori si sono dimenticati d’aver trasformato la Crimea in una inaffondabile “portaerei” militare russa, difficilmente vista come una destinazione turistica. Forse è per questo che non viene concesso l’accesso alla Crimea alle organizzazioni internazionali indipendenti come all’OSCE, ma solo a politici ben oliati e controllati. Il Cremlino ha ragioni di politica interna per gonfiare la minaccia terroristica: c’è bisogno di un buon sostegno politico perché si stanno prospettando le elezioni della Duma e alla Crimea è stato tolto lo status di “distretto federale” – scelte razionali per la politica del Cremlino.
Il giorno prima delle roboanti accuse russe sui “sabotatori ucraini” in Crimea, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, aveva suggerito che al vertice del G20 a settembre, anche se l’Ucraina non è un membro dell’organizzazione, si sarebbero potuti tenere i colloqui in formato “Normandia” – Ucraina, Russia, Francia e Germania – durante i quali si sarebbero studiate delle nuove vie per portare la pace nel Donbas; ma ora il Cremlino con la sua cinica virata “terroristica” sta solo cercando una soluzione per ricattare la comunità internazionale, non con un’invasione su larga scala, ma con una ripresa attiva delle ostilità nel Donbas. Dmitry Medvedev il primo ministro russo, nel frattempo, ha annunciato di non voler escludere la chiusura dei rapporti diplomatici con l’Ucraina – come se esistessero! – a cui Pavlo Klimkin, il ministro degli esteri ucraino, ha risposto con argomentazioni che potrebbero portare all’introduzione di un regime di visti con la Russia.

Un ulteriore fattore di pressione potrebbe derivare dal simbolico disgelo delle relazioni russo-turche. Erdogan ha già definito “il mio amico Vladimir”, ma il loro incontro a San Pietroburgo è stato solo pieno di dichiarazioni con poco succo e pochi accordi; né la Turchia, né la Russia hanno preso decisioni politiche. Tuttavia, i due paesi sono interessati a ristabilire le relazioni, ciò è testimoniato dalla retorica anti-occidentale di entrambi, anche se il comportamento dei due presidenti deve essere attualizzato: ambedue i leader si posizionano come due Machos su scala mondiale, ma lo spazio è troppo angusto per due che occupano lo stesso ruolo.
La campagna presidenziale negli Stati Uniti passa da uno scandalo all’altro: Donald Trump ha accusato Hillary Clinton di voler abolire il secondo emendamento, ciò concederebbe il diritto a tenere e portare armi. Questa dichiarazione è andata troppo oltre anche per Donald: ora i sondaggi favoriscono Hillary Clinton. Ciò significa che il candidato repubblicano avrà molti nuovi esami sul suo comportamento.

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