Il pensiero negativo non aiuta

Ci potrebbe essere una guerra tra gli Stati Uniti e la Russia? Matteo Rojansky, il direttore del Kennan Institute del Wilson Center, ha sostenuto in un suo recente articolo su World Politics Review, che “una guerra tra la Russia e gli Stati Uniti è più probabile oggi che in un qualsiasi altro momento, anche rapportato ai peggiori anni della guerra fredda”
Questo è un linguaggio molto forte e, se Rojansky ha ragione, dovremmo tutti cominciare a preoccuparci. Solo che Rojansky non è nel giusto; più precisamente, il suo punto poggia su un concetto viscido, il che significa che la sua tesi è incoerente. Il linguaggio sciatto genera il pensiero sciatto e il pensiero sciatto tende verso schifose scelte politiche.

Il linguaggio parlato è per sua natura sciatto e impreciso. Non dà tempo di riflettere, di usar le parole con eleganza e raziocinio, induce a giudizi avventati e non fa compagnia perché richiede la presenza di altri. Il linguaggio scritto, al contrario, dà tempo di riflettere e di scegliere le parole. Facilita l’esercizio della logica, costringe a giudizi ponderati, e fa compagnia perché lo si esercita in solitudine. Specialmente quando si scrive, la solitudine è una gran compagnia.
Ma se noi leggiamo attentamente l’articolo di Rojansky noteremo che non si occupa assolutamente di guerra, se per guerra intendiamo un conflitto militare su vasta scala che coinvolge migliaia di vittime, non è stato ben ponderato. Infatti, dopo aver sentenziato la probabilità di una guerra, Rojansky continua:
“Questo ai politici, giornalisti e al pubblico più vasto può sembrare inverosimile o esagerato; tuttavia resta il fatto che l’aumento e le implementazioni da entrambe le parti, insieme con un dialogo diretto gravemente limitato, fanno sì che gli incidenti pericolosi possano diventare più probabili e che sia più facile innescare che disinnescare un guerra”.
Siccome tale citazione chiarisce che per Rojansky gli “incidenti pericolosi” devono intendersi quelli “recenti” successi in mare e in aria, i più noti sono quelli del mese di aprile, quando un caccia russo ha ronzato vicino alla nave americana Donald Cook nel Mar Baltico, probabilmente a ragione, conclude che “è solo una questione di tempo prima che si verifichino altri incidenti di questo tipo tra la Russia e le forze della NATO”, ci si dovrebbe anche porre la domanda di come ambedue i lati sono attrezzati per gestire le eventuali conseguenze e, a giudicare dall’articolo, la risposta è molto negativa per tutti.
I politici di Washington e Mosca dovrebbero ascoltare la chiamata di Rojansky e prepararsi ad affrontare gli eventuali incidenti pericolosi o dovrebbero essere preoccupati di una guerra?
La risposta, purtroppo, è sì, ma per nessuna delle ragioni che sono contenute nel pezzo di Rojansky.
Per cominciare, dovrebbe essere ovvio che esiste una differenza enorme tra un incidente pericoloso e una guerra, sono due cose profondamente diverse, e suggerire, come fa Rojansky, che gli incidenti automaticamente possono sfociare in guerre, è malafede nel migliore dei casi, mentre nel peggiore è un egregio pensiero distratto che, se ascoltato, si potrebbe tradurre in politiche bizzarre che mettono tanta attenzione sugli incidenti e poca sulle reali ragioni delle guerre.
Gli incidenti non portano a guerre, a meno che entrambe le parti non si stiano già preparando per una lotta o che una parte non sia alla ricerca di un pretesto per iniziarla. Pertanto, esiste solo una domanda davvero importante: i lati in questione si stanno preparando per una lotta vera e propria o uno o l’altro è alla ricerca di un pretesto?
L’Occidente in generale sta spingendo per una guerra con la Russia? Anche se condividiamo la paranoica visione russa del mondo, che crede che la NATO è un’alleanza mostruosamente aggressiva e anti-russa, si fa veramente molta fatica a sostenere che Bruxelles o Washington o Berlino o Parigi stanno realmente cercando la guerra con la Russia.
Il che ci trascina su un’altra domanda: la Russia si sta preparando per una guerra o è in cerca di un pretesto per avviarla?
Rojanksy implica ripetutamente che l’America e la Russia sono ugualmente responsabili di non avere meccanismi in grado di gestire il rapporto; ma lui sa, ovviamente, o deve sapere, che tutti gli incidenti pericolosi a cui lui ha fatto riferimento sono stati causati da aerei, navi o sottomarini russi. Ciò può dimostrare che la Russia nutre intenzioni bellicose, ma sicuramente non prova che la NATO le ha.
Ancora più importante: la Russia ha avviato due guerre in Europa, la regione del mondo dove russi e americani hanno molti interessi che si sovrappongono, la prima è stata in Georgia nel 2008; la seconda, è ancora in corso ed è iniziata in Ucraina nel 2014.
Anche se si ritiene che le due guerre siano state avviate in risposta all’allargamento della NATO e alla manipolazione della CIA delle rivoluzioni colorate, il fatto è che la Russia le ha iniziate entrambe, dimostrando per lo meno che è la Russia che è perfettamente in grado di avviare e combattere guerre in Europa.
Questo significa che la Russia quindi si sta preparando per una guerra contro l’America o l’Europa? Non necessariamente; ma suggerisce che non sono irrazionali le preoccupazioni occidentali di una possibilità di una guerra attivata dai russi.

Il che ci porta ad un nuovo punto: la razionalità di Putin e la natura del regime di Putin. Rojansky e i suoi adepti trattano Putin come normale, razionale, uno statista che corre e che merita misure di fiducia perché cerca di ridurre le crisi; ma evitano assiduamente di far menzione del sistema che ha costruito: profondamente autoritario, iper-centralizzato, repressivo e fascista.
Come tutti sanno, i leader influenzano i sistemi domestici e i comportamenti di politica estera degli Stati, e i leader irrazionalmente inclinati, gli iper-maschili che hanno il culto della personalità non sono particolarmente noti per il loro comportamento pacifico, anzi, gli stati autoritari sono intrinsecamente più inclini di quelli democratici a far tremare le sciabole e iniziare le guerre.
I leader occidentali dovrebbero quindi temere la guerra con la Russia di Putin. Essi dovrebbero fare tutto il possibile per ridurre la probabilità che gli incidenti pericolosi possano degenerare; ma, soprattutto, devono fare tutto il possibile per contenere Putin e rafforzare la capacità difensiva degli stati in prima linea: i baltici, Bielorussia, Ucraina, Georgia e Kazakistan. Tutto ciò sembra un inizio di guerra fredda, ma è infinitamente preferibile alle propensioni per una guerra calda dimostrate da Putin.

Lascia un commento