La nomina del nuovo ambasciatore russo in Ucraina

Un governo che vuole nominare un ambasciatore in un altro paese, per prima cosa deve inviare le “credenziali” del nominando ambasciatore e poi ricevere l’accreditamento da parte del capo dello Stato del paese ospitante insieme all’incarico e al titolo di “ambasciatore dello Stato” che rappresenta.
Ciò spesso introduce ritardi nella nomina, ma ha il grande vantaggio che prima di tutto rafforza l’idea che i due governi hanno a che fare, almeno in linea di principio, su un piano di uguaglianza, ma anche blocca la nomina di individui che non hanno le caratteristiche per operare correttamente con il governo ospitante.

A volte i governi ignorano questa esigenza diplomatica perché hanno un tale potere sul paese in cui stanno appuntando il loro funzionario, che gli concede la libertà di non sentire il parere della nazione ospitante. Questo è stato il caso del regime sovietico quando nominava gli ambasciatori nei paesi del blocco, la maggior parte dei quali erano funzionari di partito, piuttosto che diplomatici.
Ma a volte, i governi si comportano in modo “ibrido”, cioè i loro parlamenti nazionali approvano l’incarico del nuovo ambasciatore ancor prima che il paese ospitante si sia espresso sull’accreditamento. Questo ultimo caso è ciò che il regime di Putin sta cercando d’imporre a Kiev con la nomina del suo nuovo ambasciatore.
L’ex ministro degli esteri ucraino, Vladimir Ogryzko, sostiene giustamente, che dal suo punto di vista, Kiev dovrebbe rifiutare la sua benedizione, perché, oltre che il candidato inviato dal Cremlino si presenti come “strano” e inaccettabile, “la presenza o l’assenza di un ambasciatore russo in Ucraina non cambierà nulla”.
Mikhail Babich, l’uomo che Mosca ha destinato a Kiev, “non ha mai lavorato in nessuna sede diplomatica”, ha servito invece nelle forze del KGB, è stato a capo di imprese statali in regioni russe ed è stato a capo del governo ceceno prima di Ramzan Kadyrov. Negli ultimi cinque anni è stato plenipotenziario nel Distretto Federale del Volga.
Il modo in cui la Russia sta agendo manifesta in modo chiaro che Mosca vuole presentare a Kiev un fatto compiuto, ma l’Ucraina, come paese indipendente, non deve accettare questa evidente denigrazione. In più, l’ambasciatore della Federazione russa in Ucraina, non serve a nulla, tutte le decisioni le prende sempre e solo un uomo: Vladimir Putin.
“La presenza o l’assenza di un ambasciatore russo in Ucraina non cambia nulla. In effetti – spiega Ogryzko – le relazioni diplomatiche con la Federazione Russa sono prive di senso. Quel paese ha annesso una parte dell’Ucraina e ne ha attaccato un’altra parte, che tipo di relazioni dovremmo avere? Non possono esistere rapporti diplomatici”.
Ma è importante sottolineare il sottile motivo per cui Mosca si sta comportando in questo modo: vuole provocare Kiev e sentirsi dire che il suo ambasciatore “non è accreditabile”, per poi avere lo spazio propagandistico di denunciare l’Ucraina come non collaborativa – anche se in realtà si traduce nella ricerca di una collaborazione tra uno stato vittima e il suo aggressore.

Indipendentemente da chi sarà l’ambasciatore russo, “l’ambasciata russa [a Kiev] è stata e sarà un centro dei servizi speciali russi, per cui nessun diplomatico dovrebbe aver rapporti con una ambasciata che è priva di diplomatici – insiste Ogryzko.
L’atteggiamento russo però, riflette un problema ben più profondo: la Russia non ha mai considerato l’Ucraina uno stato separato e indipendente! Quindi Mosca non invia ambasciatori, ma solo “persone che riportano le decisioni”, indipendentemente dal loro background. Accettare il candidato di Mosca non aiuterà nessuno.

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