Al-Assad lascia Mosca con le rassicurazioni del Cremlino

Questa settimana, il presidente siriano Bashar al-Assad ha visitato Mosca per dei colloqui con il suo omologo russo, Vladimir Putin. La Russia il 30 settembre, per sopprimere le forze di opposizione siriane, che Mosca e Damasco indiscriminatamente designano come “terroristi”, ha iniziato una campagna di bombardamenti aerei in Siria. Tre settimane dopo, Al-Assad si è recato a Mosca per discutere ulteriori azioni militari congiunte. Secondo i filmati diramati dal servizio stampa del Cremlino, Putin ha confermato ad al-Assad: “Siamo convinti che, sulla base dei risultati positivi dell’azione militare, una soluzione a lungo termine in Siria possa essere raggiunta attraverso un processo politico che coinvolga diverse tendenze, etnie e gruppi religiosi”. Al-Assad ha convenuto che l’azione militare debba essere seguita da movimenti politici e che “il popolo deve decidere”. Molto probabilmente, “mettere di nuovo nelle mani del popolo”, implica l’uso dei tradizionali metodi medio orientali per truccare le elezioni e ripristinare il regime attuale.
Il presidente al-Assad al Cremlino ha incontrato Putin, il primo ministro Dmitry Medvedev, il ministro della difesa Sergei Shoigu, il ministro degli esteri Sergei Lavrov, così come i capi della sicurezza e dell’intelligencia, spendendo con loro più di tre ore. Questa è stata la prima visita all’estero di al-Assad da quando è cominciata nel 2011 la rivolta siriana e la conseguente sanguinosa guerra civile. La visita è stata annunciata ufficialmente il giorno dopo che al-Assad era già tornato a Damasco. L’aereo del leader siriano, a quanto pare è volato a Mosca via Iraq, Iran e Mar Caspio, che rappresenta il percorso degli aerei militari e di trasporto russi per dispiegare le forze in Siria. Probabilmente per minimizzare i rischi, il presidente siriano si pensa abbia volato su un aereo russo, secondo un sito web collegato al Cremlino.
L’improvvisa convocazione di al-Assad a Mosca è stata interpretata da alcuni in Occidente, vedi il presidente francese François Hollande, come un possibile inizio di una nuova iniziativa politica che, pressando sul presidente siriano, ponesse fine alla guerra civile. Tali desideri sembrano peregrini: Putin non inviterebbe e onorerebbe pubblicamente al-Assad se quest’ultimo si dovesse dimettere. I governanti del Cremlino non hanno l’abitudine d’incontrare pubblicamente e personalmente leader in disgrazia, anche se alla fine li accolgono in Russia (ad esempio, l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich); un contatto con un ex leader, potrebbe infettare di sfortuna lo zar. Secondo fonti collegate al Cremlino, la visita di al-Assad è stata deliberatamente resa pubblica per dimostrare il pieno e inequivocabile sostegno di Mosca allo sforzo bellico d’annientare l’opposizione siriana, mentre parlare di “dimissioni” di al-Assad deve intendersi un argomento chiuso. La Russia sta sostenendo al-Assad militarmente e non tollererà in nessun modo, alcun cambiamento di regime. I paesi occidentali e i musulmani sunniti in Medio Oriente devono accettare al-Assad al timone della Siria come una sirena alternativa allo Stato Islamico, mentre la Russia e i suoi alleati spazzano via l’opposizione armata siriana.
Dopo il vertice Putin-al-Assad, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha riferito ai giornalisti: “È ovviamente impossibile discutere di qualsiasi accordo politico in Siria, mentre la minaccia terroristica domina e minaccia la sua integrità politica e territoriale. La prima priorità è quella di combattere le organizzazioni estremiste e terroristiche, dopo verrà il tempo per una soluzione politica”. Secondo il capo dell’amministrazione del Cremlino, Sergei Ivanov, l’offensiva contro “i terroristi in Siria” deve essere effettuata da parte dell’esercito siriano fedele ad al-Assad e dai suoi alleati, comprese le forze curde. Ivanov ha poi chiarito ai giornalisti: “Tutto dipende da un buon coordinamento delle attività delle forze terrestri e dai bombardamenti aerei”. Il responsabile dell’amministrazione si è rifiutato di precisare nel dettaglio le trattative con al-Assad, ma ha divulgato che si trattasse di “coordinamento delle forze russe e siriane e di una possibile futura risoluzione politica”. Ivanov ha espresso la speranza che attraverso il dialogo diplomatico, Mosca potesse raggiungere un buon livello di cooperazione con i paesi medio orientali, Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Iraq e Giordania, così come con gli Stati Uniti e operare insieme ad Assad contro il “terrorismo”.
A quanto pare, il Cremlino ha pubblicamente promesso di sostenere al-Assad fino alla vittoria e, solo dopo che al-Assad e i suoi alleati avranno cancellato l’opposizione, e il governo di Damasco avrà riaffermato il suo controllo, si potrà avviare il processo politico coinvolgendo nuove elezioni, che renderebbero legittimo l’attuale capo di Stato. Qualsiasi azione di Putin che possa costringere al-Assad a cedere il potere, sembra fuori questione: questo, dai molti sostenitori della linea dura di Mosca, verrebbe visto come un tradimento. Secondo un recente sondaggio della società statale, VTsIOM, l’indice di gradimento di Putin ha raggiunto il massimo storico dell’89,9 per cento, ciò è dovuto in gran parte all’azione armata in Siria. Ad oggi, non sono state ufficialmente ammesse perdite russe in Siria, gli Stati Uniti sono stati umiliati, c’è un’assordante propaganda delle TV controllate dallo Stato che crea una visione pubblica di status di restaurata superpotenza russa nel Medio Oriente. Mentre l’economia russa è in stasi, il prezzo del petrolio è basso e gli standard di vita sono in calo, sembra imprudente per Mosca rischiare di sconvolgere questo sogno di superpotenza premendo per le dimissioni di al-Assad.
In realtà, la Russia ha altri piani per la Siria. La scorsa settimana, il vice capo di Stato maggiore generale delle forze armate russe, e capo della principale direzione operativa, il colonnello generale Andrei Kartapolov, che apparentemente è il coordinatore generale delle attività militare russe in Siria, ha espresso ai giornalisti a Mosca che sta pensando di creare delle basi permanenti i Siria, sia navali che aeree e terrestri. Queste basi dovrebbero unirsi alla struttura di supporto logistico navale di Tartus e alla base aerea, di nuova costituzione, di Latakia. Le autorità siriane hanno immediatamente convenuto che i russi possono avere qualsiasi base e che sono bene accetti anche come forze di terra. Naturalmente, l’opposizione siriana armata resiste ancora, e sembra essere l’ultimo ostacolo in grado di alterare i grandi progetti di Putin.

Gabrielis Bedris

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